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Narcotraffico con base nella Locride, lo zampino del nipote Carmelo negli affari di “Tamunga” Morabito

Dal finanziamento delle importazioni di cocaina via mare al supporto nella latitanza dorata del boss in Sud America

Assiduo e fidato interlocutore del superboss originario di Africo. Sarebbe questo l’“abito” che i magistrati della Dda di Reggio Calabria, chiudendo il cerchio sulla maxioperazione internazionale “Eureka” (sono state ben 119 le persone iscritte nel registro degli indagati), avrebbero cucito addosso all’africese Carmelo Morabito, nipote dell’ex “primula rossa” Rocco Morabito, alias “Tamunga”, ritenuto dai magistrati antimafia di mezza Italia e del mondo tra i più importanti trafficanti internazionali di droga al mondo ed esponente di primo piano dell’omonimo clan di ’ndrangheta con basi operative ad Africo.
Spulciando nel corposo materiale investigativo racchiuso nell’inchiesta “Eureka” è, infatti, saltato fuori, tra i tanti “profili” ritenuti di notevole “interesse investigativo” dai magistrati antimafia, che il gruppo guidato da Rocco Morabito si sarebbe approvvigionato in Sud America, in particolare Colombia e Brasile, di ingenti partite cocaina, trasportate in Italia, al porto di Gioia Tauro, e in Europa, nel porto belga di Anversa, occultate in container imbarcati su navi. Tutto questo, secondo i magistrati antimafia, si sarebbe realizzato grazie ad alcuni e selezionati “gruppi” di operatori portuali collusi.

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