Verso la sentenza il processo d'appello “Libro nero”, l'operazione della Procura antimafia che ha colpito capi e seconde linee della potente 'ndrina Libri. Conclusa la girandola degli interventi difensivi - le arringhe sono state condotte secondo il programma stabilito in accordo con la Corte d’Appello (il collegio è presieduto dal dottore Alfredo Sicuro, a latere Giuseppe Perri e Cristina Foti) dagli avvocati Mirna Raschi, Lorenzo Gatto, Ettore Aversano, Marco Gemelli, Davide Barillà e Antonino Curatola - il processo ritornerà nelle aule dell’antico Palazzo di giustizia a piazza Castello il 6 marzo per le eventuali repliche del sostituto procuratore generale, Danilo Riva, e le successive controrepliche del del collegio difensivo.
Sul banco degli imputati 6 persone - Antonio Caridi, Giuseppe La Porta, Giuseppe Libri, Gianpaolo Sarica, Giuseppe Serranò, ed Antonio Zindato - nei confronti delle quali la Procura generale, a conclusione della propria discussione, ha chiesto la conferma delle decisioni, severissime, del Giudice dell'udienza preliminare. E nello specifico, tenuto conto della riduzione di u terzo della pena per la scelta del rito alternativo, il verdetto di primo grado aveva ribadito in pieno l'impianto accusatorio: la pena maggiore - 18 anni di reclusione - è stata inflitta a Gianpaolo Sarica che, nella ricostruzione investigativa ha sostituito nel quartiere di San Giorgio Extra il capoclan in galera e al “41 bis”; a carico di Nino Caridi - 16 anni - ritenuto uno dei vertici della cosca in virtù della parentela (era il genero) del defunto boss Domenico Libri; Antonio Zindato, 14 anni; Giuseppe Libri, figlio del capocosca, 12 anni; Giuseppe Serranò, 10 anni ed 8 mesi; Giuseppe La Porta, 10 anni ed 8 mesi. Il Gup aveva disposto anche due assoluzioni avallando e condividendo la richiesta in sede di requisitoria dall'Ufficio di Procura.
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