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Minacce e pestaggi nell'inchiesta "Case popolari" a Reggio: «Ti taglio la testa, ti brucio vivo»

I pentiti parlano del peso criminale di Carmelo Consolato Murina e del consolidato sistema di corruzione

3/11/10 Carmelo Consolato Murina tra due poliziotti che l?hanno arrestato e poi l?hanno condotto in carcere (Reggio Calabria)

Dieci pentiti, quasi 100 pagine di dichiarazioni, un’unica certezza per gli inquirenti: le case popolari del quartiere Santa Caterina erano roba della cosca che faceva capo a Carmelo Consolato Murina e Roberto Franco, grazie alla presunta connivenza all’interno della pubblica amministrazione.
Una gestione, sostengono gli inquirenti, che non disdegnava intimidazioni e minacce a chi non si adeguava al volere della ‘ndrangheta, così come testimoniato per esempio, da una delle tante intercettazioni captate dagli investigatori: «Ti taglio la testa a te… a tua madre… a tuo padre! ! ! … ti brucio vivo… ti brucio la casa… te ne faccio di tutti i colori». O ricorrere anche a pestaggi ai danni di chi aveva occupato un alloggio popolare senza il consenso della cosca di Santa Caterina.
E se nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Liuzzo si parla genericamente della gestione degli alloggi popolari da parte della cosca Franco-Murina, Maurizio De Carlo entra nel merito della vicenda, puntando il dito contro l’ex dirigente dell’Aterp Minicò: «Oltre a riferire, in generale, - si legge nell’ordinanza - degli interessi della criminalità organizzata nel settore degli alloggi popolari, il teste descriveva specificamente il ruolo ricoperto dall’indagata Eugenia Rita Minicò nell’assegnazione delle case popolari. La Minicò, che è avvocato, era in grado - a detta del collaboratore - di spiegare agli affittati quale escamotage seguire per vedersi assegnata la casa; in altri termini, era lei stessa a fornire indicazioni su come operare per aggirare la graduatoria. Mentre era un servizio che agli affiliati veniva reso gratuitamente, altri altri chiedeva denaro. Le assegnazioni avvenivano su appartamenti che erano vuoti, salvo alcuni casi in cui gli occupanti venivano cacciati per fare posto ad altri... Riferiva, infine, che Carmelo Murina, pur residente a Pellaro, aveva un alloggio popolare a Santa Caterina, ottenuto dalla Miniciò». Le dichiarazioni di Giuseppe Morabito, invece, confermano i sospetti degli inquirenti sul ruolo di comando di Carmelo Murina a Santa Caterina. Una certezza, per Morabito, che viene da una lunga militanza all’interno della cosca che faceva capo a Murina con il quale avrebbero percorso insieme un lungo percorso criminale iniziato nel 1986.

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