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Roccella, resta in carcere l’iraniana ritenuta la prima presunta scafista donna

Era sbarcata nell’ottobre scorso. L’avvocato Liberati racconta il caso che coinvolge pure il figlio di 8 anni

L'arrivo al Porto di Roccella, il 27 ottobre 2023, dei 102 migranti

Autorità giudiziaria irremovibile e quindi rigetto della richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere presentata dall’avv. Giancarlo Liberati, legale di fiducia dell’indagata Marjan Jamali. La 29enne iraniana, prima presunta donna scafista arrestata nella Locride dopo uno dei tanti sbarchi di migranti verificatisi, in particolare, nel porto di Roccella (oltre 150 sbarchi di profughi negli ultimi tre anni e mezzo), continuerà, perciò a rimanere dietro le sbarre del carcere di Reggio Calabria dove è reclusa dal 30 ottobre scorso, giorno del suo arresto.
Marjan Jamali, secondo anche la ricostruzione della vicenda fatta dal legale di fiducia della donna, avvocato Liberati, era partita dall’Iran nell’autunno scorso insieme al figlio di appena 8 anni. Dopo l’arrivo in Turchia, mamma e figlio, alla fine di ottobre scorso, si erano imbarcati insieme ad altri cento migranti di varie nazionalità a Marmaris. Dopo quasi sei giorni di navigazione l’imbarcazione con a bordo i migranti era stata soccorsa, ad alcune decine di miglia di distanza dalla costa calabra, dai militari della Guardia Costiera di Roccella Jonica. Dopo il soccorso in mare e il trasferimento dei profughi su una delle motovedette della Guardia Costiera reggina i migranti furono portati, il 27 ottobre del 2023, fin dentro lo scalo portuale roccellese e sistemati momentaneamente, in attesa delle disposizioni da parte della Prefettura reggina, nel centro di prima accoglienza e soccorso situato in un’area del Porto di Roccella e gestito da alcune associazioni di volontariato del comprensorio.

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