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Il potere dei narcos sul porto di Gioia Tauro. Il pentito: "Di operazioni ne abbiamo fatte tantissime"

Raffaele Imperiale ha raccontato alla Dda i particolari dei traffici organizzati con Bruno Carbone e Bartolo Bruzzaniti. La rete fu avvisata in tempo per evitare l’arresto con una “trappola” a Catania

«Di operazioni su Gioia Tauro ne abbiamo fatte tantissime. Adesso non so dirle se sono 15, se sono 20, ma ne abbiano anche perse tantissime». È il 23 gennaio 2023 quando il narcos campano Raffaele Imperiale, oggi collaboratore di giustizia, risponde alle domande del procuratore Giovanni Bombardieri. Tassello dopo tassello, viene ricostruito il mosaico di grosse importazioni di cocaina dal Sud America, traffici che Imperiale avrebbe gestito dal porto colombiano di Turbo. Il gruppo del “boss dei van Gogh”, noto così per per aver fatto ritrovare i quadri del celebre pittore rubati in Olanda, è centrale anche nell’ultima inchiesta della Dda reggina: il gruppo criminale «articolato su più livelli» avrebbe operato in sinergia con i narcos delle rete campana legati a Imperiale. E con quest’ultimo tornano nelle carte d’indagine i nomi del suo storico socio Bruno Carbone, anch’egli oggi pentito, e di Bartolo Bruzzaniti, originario di Locri, arrestato in Libano, ritenuto dagli inquirenti tra i più importanti narcotrafficanti a livello internazionale. «Il porto di Gioia Tauro era sotto il comando di Bruzzaniti», ha detto di recente - sentito dai giudici del Tribunale di Napoli - proprio Bruno Carbone.
Secondo gli inquirenti Bruzzaniti si sarebbe occupato di fornire «le specifiche relative al container ed alla nave su cui viaggiava lo stupefacente, e riceveva le indicazioni su come posizionare lo stupefacente all’interno del container stesso, in modo da eludere i controlli doganali». Tutte informazioni poi trasmesse a Imperiale che «collaborando costantemente con Carbone le girava ai soggetti colombiani che materialmente detenevano la sostanza». A Gioia sarebbero entrate in azione le “squadre” di doganieri e portuali infedeli.
Non tutte le spedizioni, però, sarebbe andate a segno. Lo conferma al procuratore Bombardieri lo stesso Imperiale, che racconta l’intenzione di prendersi una pausa: «C’era un periodo che poi perdevamo quattro o cinque lavori, e io mi fermavo». Sarebbe stato Bruzzaniti a convincerlo a proseguire: «Diceva “compare, adesso sono organizzato meglio, riproviamo, ho lasciato quel gruppo, ho un altro gruppo”». E in proposito, nel fascicolo di indagine ci sono anche le dichiarazioni di Imperiale sul sequestro di 2.226 kg di cocaina, proveniente da Gioia Turo, avvenuto a Catania: il narcos riferisce che avevano avuto la segnalazione di non avvicinarsi al container perché sarebbero stati arrestati. Ad informarli, secondo l’accusa, sarebbe stato Solano che, in un’intercettazione, dice: «Sì, sono stato io a dirglielo! Li ho salvati; gliel’ho detto io: “Non andate che vi arrestano”».

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