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Reggio, una cappa oppressiva sul quartiere Gallico

Quadro d’accusa condiviso da Gip e Dda: «Gravi indizi di colpevolezza in ordine alla sussistenza dell'associazione mafiosa contestata»

L’intero quartiere di Gallico nella morsa delle 'ndrine. Nessun dubbio per i magistrati della Procura antimafia, i carabinieri del nucleo investigativo e i poliziotti della Squadra Mobile: l’economia cittadina era stremata dalla richieste estorsive, la serenità relazionale alterata dallo scontro intestino per la scalata al comando della “locale” di 'ndrangheta, inquietante la sequenza di intimidazioni e danneggiamenti. E, punta dell’iceberg dell'intero contesto sociale deteriorato, il ricorso alle armi, di cui la cosca colpita dalla retata “Gallicò” «aveva ampia disponibilità», per consumare agguati ed omicidi eccellenti. Sono questi alcuni degli elementi base sostenuti dal pool antimafia, diretto dal procuratore Giovanni Bombardieri affiancato in questa indagine dal procuratore aggiunto Walter Ignazitto, che hanno convinto il Gip Claudio Treglia ad emettere ordinanza di custodia cautelare a carico di 18 persone (16 in carcere, 1 ai domiciliari, e 1 all'obbligo di presentazione alla Pg) sottolineando come debbano «ritenersi ampiamente integrati i gravi indizi di colpevolezza in ordine alla sussistenza dell'associazione contestata di cui ricorrono tutti gli elementi costitutivi».

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