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Reggio, i “cravattari” di Gallico tra... professionalità e organizzazione

Le contestazioni della Procura antimafia. «Intermediari per riscuotere i crediti illeciti aumentando il potenziale intimidatorio»

Anche prestiti a strozzo. Il gruppo di ’ndrangheta incastrato con la retata “Gallicò” risponde anche del gravissimo reato di usura. Nelle grinfie degli indagati, come sostengono i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, numerosi esercenti e piccoli imprenditori che operavano nel popoloso quartiere di Reggio nord. In tanti avrebbero bussato alla porta dei tesorieri del clan per provare a raddrizzare le sorti, compromesse, delle proprie attività commerciali. Il primo passo verso la mannaia dei cravattari.
Uno scenario criminale cristallizzato nell'ordinanza di custodia cautelare: «Deve tenersi conto della gravità del delitto di usura contestato in considerazione della reiterazione delle condotte in un ampio arco temporale (superiore all'anno) nei confronti di varie vittime palesando lo svolgimento di attività usuraria in contesto professionale e organizzato, anche tenuto conto del coinvolgimento di almeno cinque persone. Va rilevato che gli indagati si sono serviti di intermediari al fine di riscuotere i crediti illeciti, così aumentando il potenziale intimidatorio delle loro condotte nei confronti delle persone offese».

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