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La studentessa di Rizziconi morta nel fiume del Cosentino, l’allarme lanciato con 2 ore di ritardo

La perizia disposta dalla Procura ricostruisce le drammatiche fasi della morte di Denise Galatà tra le rapide del fiume Lao

Anatomia di una tragedia. Denise Galatà, 19 anni, di Rizziconi, ha perso la vita tra le rapide del fiume Lao il 30 maggio dello scorso anno. La studentessa del liceo “Giuseppe Rechichi” di Polistena era andata in gita con i compagni di scuola, alcuni docenti e la dirigente scolastica. È stata ingoiata dai gorghi dopo essere caduta dal gommone su cui stava compiendo la discesa del corso d’acqua. Il corpo è stato ritrovato il giorno dopo.
Il procuratore di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, ha assunto la direzione dell’inchiesta per ricostruire la dinamica dell’accaduto e verificare eventuali responsabilità di tipo colposo e omissivo in ordine al decesso. Sul registro degli indagati sono stati iscritti: Giuseppe Cosenza, presidente Consiglio Direttivo “A.S.D. Canoa Club Lao Pollino” , Riccardo D’Onofrio, vicepresidente Consiglio Direttivo “A,S.D. Canoa Club Lao Pollino”; le guide: Raffaele Cosenza, Luigi Cosenza, Giampiero Bellavita, Gabriel Alacom Correa, Raffaele De Mare, Francesco De Stefano e Camila Andrea Ortegallancafilo; e il sindaco di Laino Borgo Mariangelina Russo.
La perizia affidata dal magistrato inquirente al consulente tecnico, l’ ingegnere Giuseppe Viggiani, è stata ritualmente depositata al fascicolo d’indagine e offre un quadro dell’intera vicenda. In 138 pagine (più allegati), il consulente ha risposto ai sei quesiti posti dalla Procura. Il quadro è sconvolgente.

La discesa e le rapide

I sette gommoni ciascuno con a bordo una guida e gli studenti del “Rechichi” partono alle 11 e la prima parte di discesa si svolge per un chilometro e mezzo senza difficoltà. Poi prosegue lungo delle gole dove si verificano incagliamenti e impatti dei natanti contro le rocce che provocano la caduta in acqua di sette partecipanti; alcuni di questi vengono trascinati dalla corrente e la dirigente scolastica chiede la sospensione della discesa ma senza esito. Denise Galatà viene coinvolta nelle cadute in acqua, in un primo caso durante uno spostamento a piedi resosi necessario per il disincaglio del gommone e, in un secondo caso, direttamente dal gommone su cui viaggiava. La ragazza è visibilmente scossa e viene spostata dalla posizione di prua a quella di poppa, vicino alla guida.

Il dramma in tarda mattinata

Alle 12,30 il primo gommone impegnato nella sequenza di discesa investe a velocità elevata contro un tronco ma continua la corsa verso valle; il secondo gommone evita l’impatto contro il tronco ma urta contro le rocce e si inclina su un fianco, causando la caduta nel fiume di tutti gli occupanti; il terzo natante che sopraggiunge, si incastra tra il gommone inclinato e la parete rocciosa; il quarto l’investe in pieno a velocità elevata e i cinque occupanti volano in acqua; il quinto, quello su cui c’è Denise, tenta di ridurre la velocità perchè l’istruttore è avvisato dalle guide degli altri natanti di quanto è avvenuto, ma non ci riesce. Scrive il consulente: «La manovra, posta a carico di un equipaggio di sole ragazze dichiaratamente stanche e (per quanto desumibile) prive di una pagaia, non riesce». Il gommone, infatti, impatta contro la roccia e imbarca acqua: perciò il fianco sinistro affonda progressivamente e tutti gli occupanti cadono nel fiume. Denise Galatà perde subito il casco - che risulterà essere troppo largo - e cade in avanti venendo trascinata dalla corrente per 70 metri fino ai due gommoni rimasti incastrati. I compagni di scuola la vedono scorrere immobile - è già priva di sensi - , poi la corrente la risucchia sotto i due natanti e finisce adagiata in posizione prona su un tronco ancorato al fondale. Muore annegata. Altre sei persone finite, nelle diverse fasi della tragedia, nel fiume vengono trascinate dalla corrente percorrendo lunghi tratti a nuoto urtando le rocce e incontrando difficoltà di galleggiamento: saranno recuperate dai compagni oppure attenderanno i soccorsi trovando posto su enormi pietre poste al centro del corso d’acqua.
Il sesto gommone, nel frattempo, urta contro le rocce - una persona cade nel fiume - e scende velocemente a valle; il settimo natante riesce invece, grazie a alla guida, a fermarsi per tempo. Che succede dopo? Intanto le guide si adoperano per disincagliare i gommoni bloccati magari per riprendere la discesa. Poi desistono. Manca Denise ma nessuno ne ha ancora piena coscienza.

L’allerta partita alle 15,21

I soccorsi vengono chiamati alle 15,21, cioè due ore e 50 minuti dopo l’incidente, «evidentemente» annota il consulente Viggiani «a seguito di ripetuti conteggi inesatti sul numero di persone trascinate dalla corrente e recuperate a valle, fra le quali non viene annoverata Denise». Alle 19,40 tutti i partecipanti saranno definitivamente portati in salvo e tre di loro verranno trasferiti in pronto soccorso per i traumi riportati. Denise viene data per dispersa. Cominciano le ricerche che si concluderanno il giorno successivo con il ritrovamento del cadavere. Questa la cronaca degli accadimenti. Superfluo ogni commento.

Attrezzature, guide e percorso

I magistrati inquirenti hanno sentito tutti i testimoni mentre il consulente Viggiani ha esaminato l’intero complesso quadro. Cosa è emerso? Partiamo dalle attrezzature. Il perito ritiene che quella assegnata a Denise Galatà fosse «inadeguata» perchè il casco era di misura grande ed è stato perso dalla ragazza nella caduta in acqua «con esito letale». Ma c’è di più. Ad avviso del perito vi sarebbe stata una «sottovalutazione delle condizioni di Denise nel corso della discesa , prima dell’incidente mortale, quando la ragazza era già stata osservata “molto scossa”, “terrorizzata”, “bianca in viso” e “tremante” per via delle precedenti difficoltà riscontrate durante il percorso.
Quanto alle guide, invece, nella consulenza si parla dell’impiego di persone «non in possesso della necessaria qualificazione». Il riferimento è alla guida «priva di qualsiasi qualifica federale di tecnico che con l’impatto e l’incagliamento del proprio gommone, ha innescato la sequenza che ha portato all’incidente letale». Non solo. La scelta del percorso di discesa dei gommoni è stata ritenuta «non adeguata alle condizioni dei partecipanti e del corso d’acqua». Nella stessa mattinata, infatti, alcune guide appartenenti a un’altra società avevano inteso condurre gli studenti di un istituto superiore sul percorso breve - “rafting soft - che non prevede il transito nelle gole del fume Lao.

Il sindaco e l’ordinanza disattesa

Nel giorno dell’incidente, inoltre, era stata emessa e appariva in vigore una ordinanza del sindaco di Laino Borgo che prevedeva su tutto il territorio l’attivazione dello stato di allerta meteo con fase operativa. Nella consulenza si spiega che nel caso del 30 maggio 2023, tutti i cittadini dovevano “evitare di introdursi nel Fiume Lao e Iannello per attività di navigazione sportive fluviali e rafting”. Scrive il perito: «Se le guide dell’Asd “Canoa Club Lao Pollino” avessero rispettato l’Ordinanza, le attività di rafting non avrebbero avuto luogo e l’incidente in cui ha perso la vita Denise Galatà non si sarebbe verificato».

Gli indagati e le altre perizie

Le persone coinvolte si protestano innocenti e tali dovranno essere considerate sino alla definizione della vicenda. La difesa ha dei propri periti che arrivano a conclusioni diverse da quelle del consulente della pubblica accusa. Le indagini invece sarebbero alle battute finali.

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