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Reggio, il Pg dice no ai concordati pena. L’inchiesta Sbarre verso la sentenza

In Corte d’Appello le due gang che monopolizzavano lo spaccio a sud della città. Tra le accuse anche il sequestro di persona a scopo punitivo di due giovanissimi pusher autori di un furto di stupefacenti

Proposta bocciata. La Procura generale ha rigettato le numerose richieste di concordato pena avanzate dagli imputati dell'operazione “Sbarre”, l'indagine della Procura antimafia e dei Carabinieri che hanno smantellato due gang della droga che operavano a Reggio sud, tra i ruderi delle palazzine diroccate degli ex rioni Guarna e Caridi e sul viale Calabria. Due gruppi né alleati né concorrenti che gestivano due piazze dello spaccio dell'area di Sbarre. Per la Procura non sarebbero fondate le argomentazioni difensive per avallare una riduzione della condanna già subita in primo grado. Un rigetto che ha di fatto fatto invertito i tempi del processo, registrando soltanto la relazione introduttiva della Corte d'Appello (il collegio della seconda sezione penale è presieduto dalla dottoressa Di Landro, giudici a latere Perri e Palermo).
Il processo “Sbarre” ritornerà in Aula l'8 maggio per l'udienza in cui il rappresentante della Procura generale avvierà la requisitoria.
Sul banco degli imputati 20 persone, 18 dei quali già condannati dal Gup in primo grado, tra cui un folto gruppo di imputati gravato da pene pesanti come un macigno tenuto conto della riduzione di un terzo della pena per la scelta del rito alternativo. Processo d'Appello anche per i due imputati assolti in primo grado e per i quali la Procura ritiene vada rivista la decisione. Anche in secondo grado l'unica parte offesa è la Città metropolitana.

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