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Reggio, Marjan Jamali deve restare in carcere. Negati i “domiciliari” col figlio

La mamma iraniana approdata a Roccella e sotto processo a Locri come presunta scafista. Il piccolo Zafar è ospitato a Camini, rigettata la richiesta del difensore L’avv. Liberati: «Decisione del Riesame incomprensibile, farò ricorso»

Niente “arresti domiciliari” e quindi niente ricongiunzione a Camini, nella Locride, tra l’indagata e il figlio minorenne di appena 8 anni, affidato temporaneamente a una famiglia afghana inserita nel centro dell’alto Jonio reggino in un circuito di accoglienza e integrazione gestito dalla cooperativa sociale “Jungi Mundu”. Il Tribunale del riesame di Reggio Calabria (presidente Antonino Genovese) ha infatti confermato, rigettando la richiesta degli arresti domiciliari avanzata dal legale di fiducia dell’indagata, avv. Giancarlo Liberati, la detenzione in carcere a Reggio Calabria di Marjan Jamali, 29 anni, iraniana, arrestata alla fine di ottobre scorso al porto di Roccella Jonica perché ritenuta, in virtù delle dichiarazioni fatte alle forze dell’ordine da tre migranti, una presunta scafista. Un’accusa, questa, sempre smentita dalla giovane donna iraniana vittima, a suo dire, di un’accusa falsa, inventata dai suoi tre accusatori – che peraltro hanno ormai fatto perdere le loro tracce – che durante il viaggio avrebbero anche tentato di stuprarla.
«Stento a comprendere e ad accettare questa decisione, che, comunque, appellerò non appena leggerò le motivazioni. Perché non concedere gli arresti domiciliari a una donna e, soprattutto, a una mamma di un minorenne, che ha già fatto circa 6 mesi di carcere e, dopo il rinvio a giudizio, già sottoposta a processo a Locri?» ha commentato a caldo, tra stupore e irritazione, l’avv. Liberati, la decisione assunta dal Riesame.
Marjan Jamali era sbarcata, insieme al figlio e ad altri 100 migranti circa, a Roccella Jonica alla fine di ottobre scorso al termine di una delle tante operazioni di soccorso in mare compiute dalle autorità marittime italiane al largo della costa calabrese. Dopo circa due giorni dall’arrivo era stata arrestata dalle forze dell’ordine perché ritenuta, a seguito delle sole dichiarazioni rilasciate dopo lo sbarco da tre migranti, una componente dell’equipaggio della barca a vela.

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