Pericolo di fuga, rischio di inquinare le prove, possibilità di minacce o ritorsioni nei confronti della parte offesa, che è il grande accusatore, i contesti ambientali in cui sarebbe maturato l'agguato «contigui a quelli di ’ndrangheta operanti nella città di Reggio». Si basa soprattutto su tutte queste valutazioni il provvedimento del Tribunale della libertà che ha confermato la misura cautelare in carcere per Paolo Paleologo, uno dei due giovani accusati del ferimento di Carmelo Gioele Mangiola, vittima di un regolamento di conti consumato il 23 ottobre dello scorso anno quando fu colpito con un paio di colpi di pistola calibro 7,65 «al volto e al collo» mentre viaggiava a bordo della propria autovettura nel cuore del popolare quartiere Ravagnese.
Per i Giudici del riesame il quadro indiziario è complessivamente molto grave.
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