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Reggio, le ore precedenti il pestaggio in carcere: "O mi date ciò che sta in magazzino o qualcuno di voi oggi si farà male"

La ricostruzione in tribunale. Sapevano di aver operato sotto le telecamere e che erano indagati

Chi temeva conseguenze e chi manifestava tranquillità tra gli agenti della Polizia penitenziaria e il loro comandante intercettati nei giorni immediatamente successivi il pestaggio in carcere del detenuto Alessio Peluso. Nel dibattimento davanti al Tribunale collegiale la ricostruzione investigativa è affidata al vicequestore della Polizia di Stato e funzionario della Squadra Mobile, Paolo Valenti, sollecitato dal Pubblico ministero Sara Prezzan: «Sempre su questa tematica delle telecamere ci sono ulteriori conversazioni rilevanti? O comunque legate alla preoccupazione in generale».

Valenti: «Dall’utenza del dottor La Cava nella quale appunto si menziona il fatto che la Squadra Mobile si era recata presso il carcere ad acquisire le telecamere; sempre nello stesso progressivo un altro passaggio sulle telecamere è quello dove il dottor La Cava affermava: “Ora però dal video, dalle telecamere emergerebbe... questo l’ho saputo per vie traverse, che noi, il che è vero abbiamo fatto uso degli sfollagente, di cui io ho dato atto, cioè io ho dato atto nella relazione. Avevo disposto che il personale venisse munito di sfollagente e scudi”; l'interlocutore: “Il Direttore aveva autorizzato lo sfollagente?”, La Cava: “Eh no, quella è stata una mia”».

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