Sedici anni di carcere e il pagamento di una provvisionale di 100 mila euro alla moglie della vittima. Questo l’esito della sentenza emessa nella giornata di ieri dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Palmi nei confronti di Giuseppe Mazzaferro. Il gioiese è accusato dell’omicidio di Massimo Lo Prete, avvenuto nella città del porto nel gennaio 2023. In un primo momento all’imputato erano state contestate dalla Procura anche la premeditazione e l’aggravante mafiosa. Ipotesi però che sono cadute subito dopo la confessione di Mazzaferro.
Il 18 marzo scorso, le parti avevano sostenuto le discussioni. Il pubblico ministero aveva chiesto per l’imputato una condanna a 20 anni di reclusione. Dopo l’intervento dei legali di Mazzaferro – gli avvocati Guido Contestabile e Nico D’Ascola, che avevano invocato il riconoscimento del vizio parziale di mente, così come emerso dalla perizia difensiva, e delle attenuanti generiche – il pm aveva richiesto la parola rimodulando la sua richiesta sui 12 anni di reclusione.
Ieri mattina, però, prima della camera di consiglio, il rappresentante dell’accusa aveva fatto retromarcia chiedendo la condanna a 17 anni e quattro mesi. Alla fine, il gup Francesco Mirabelli ha inferto al gioiese 16 anni di carcere tenendo conto anche della scelta del rito, quello abbreviato, che comporta uno sconto di pena.
La moglie della vittima, Rosalinda Custorone, e i figli minori, persone offese costituite parte civile, sono difese dall’avvocato Pasquale Loiacono. Giuseppe Mazzaferro, come detto, è reo confesso dell’omicidio. Un delitto – come aveva confessato al gip subito dopo l’arresto – che sarebbe scaturito a causa di un forte stato d’ansia e per la paura di possibili ritorsioni da parte di Lo Prete. Una versione che aveva trovato conferma anche nel racconto di un testimone.
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