La Ugl Mare e Porti, a pochissimi giorni dalla scadenza della Gioia Tauro Port Agency, «nonostante tutti gli appelli e i dati di fatto sul necessario prosieguo della stessa per il futuro e l’ulteriore sviluppo delle attività produttive portuali», rileva invece un grande punto interrogativo sulla reale volontà di trasformazione in impresa ex art. 17 comma 5 della legge 84/94 di questo bacino istituito per assorbire i licenziamenti di massa adottati dal vecchio gruppo dirigente del terminalista Mct, nel 2017 e oggi, dopo 81 mesi, destinato a cessare il prossimo 27 aprile lasciando senza alcun sussidio e senza lavoro circa 77 operai portuali, finora utilizzati per i picchi di attività dal terminalista “Automar”.
«Mentre da una parte si lavora per trovare soluzioni fattive alla trasformazione – evidenzia il segretario territoriale Francesco Cozzucoli – dall’altra viene autorizzata quale nuovo “art. 16” (impresa portuale) dall’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio e dal Comitato di Gestione una nuova società, ovvero la “Schira Srl”, società campana operante nel settore portuale in collaborazione con “Automar Spa” e che già conosciamo per le attività svolte nel porto di Civitavecchia. Non volendo esprimere giudizi in merito, e in considerazione che la società Automar Spa non ha mai espresso disponibilità di partecipazione per la trasformazione della Port Agency, la Ugl Mare e Porti – rimarca Cozzucoli – ritiene, quale obbligo etico e morale, che questa nuova autorizzazione “art. 16” debba essere integrata con una clausola di salvaguardia occupazionale nei riguardi della forza lavoro già presente nella Port Agency, inserendo quindi l’obbligo alla nuova impresa autorizzata ad operare nell’area del porto di Gioia Tauro di priorità alle assunzioni dal bacino dei lavoratori attualmente occupati nell’Agenzia, come fatto per le altre società concessionarie nel porto».
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