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Le comunali 2020 a Reggio? Una farsa tragicomica

Due inchieste della Procura hanno fatto emergere il voto inquinato per l’elezione del sindaco

Il popolo reggino l’ha capito da un pezzo e per questo diserta in modo sempre più massiccio le urne. Il voto, a Reggio, è “dopato” e non rappresenta più la volontà popolare. O meglio la volontà popolare viene “corretta” da alcuni furbetti dell’urna che con i loro abili artifici riescono a fare votare, morti, ammalati e anziani senza che questi si rechi ai seggi. Le conferme – dimostrando che la realtà supera abbondantemente la fantasia – sono giunte da due inchieste della magistratura inquirente sui brogli che hanno scoperchiato una serie di nefandezze che, in un Paese normale, avrebbero causato dimissioni di massa. Ma a Reggio, risulta di tutta evidenza, il senso di vergogna ormai non esiste più e i politicanti sono stati capaci di mettersi alle spalle ogni principio etico e morale. Serve solo prendere più voti possibile e in qualsiasi modo. E la politica intesa come servizio alla città? Roba da illusi... La politica intesa come ricerca del bene comune e miglioramento collettivo? Una barzelletta da raccontare a chi ci crede ancora. L’assenteismo? In pubblico i politici fanno finta di dolersene e auspicano le più svariate soluzioni, ma la verità, prima del ballottaggio, la dice in privato Daniel Barillà («meno votano, meglio è...») a Giuseppe Falcomatà che conferma («appunto»).
Come si evince dagli atti delle inchieste della magistratura, ci sono due tecniche per alterare il voto. Così le descrive il pm: «Nino Castorina adottava una tecnica operativa parzialmente diversa rispetto a quella degli indagati nell’operazione “Ducale”: non disponendo, infatti, dei documenti di identità dei "falsi elettori", il compiacente componente del seggio elettorale registrava i soggetti in questione annotandone l'avvenuta identificazione tramite "conoscenza personale". Daniel Barillà e i suoi correi avevano, invece, progettato un meccanismo operativo alternativo e più sicuro, avendo cura di procurarsi anche i documenti di riconoscimento dei “falsi elettori”, in modo da procedere alla "identificazione" in modo apparentemente più ortodosso».

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