Anche l'opportunità di lavorare all'interno delle carceri e la scelta di potersi proporre per specifiche mansioni tra le contestazione della Procura sui presunti favoritismi per i detenuti del plesso “San Pietro” o all'istituto “Arghillà” negli anni in cui alla direzione c'era la dottoressa Maria Carmela Longo. L'ex direttrice, difesa dall’avvocato Giacomo Iaria con la collaborazione dell’avvocato Francesco Giorgio Arena, sta affrontando il dibattimento in Tribunale. Un tema affrontato in udienza (verbale del 2 maggio) con il collaboratore di giustizia Francesco Trunfio, che ha trascorso periodi significativi in regime di detenzione proprio al “San Pietro”. Ad introdurre il tema è il Pm Sabrina Fornaro: «Rispetto all'ipotesi dell'accesso al lavoro ci sa dire qualcosa sul funzionamento del carcere, sul rapporto tra i detenuti, sulle domande che si potevano fare alla direzione?». Trunfio: «Noi sapevamo già prima chi doveva presentare la richiesta, chi entrava a lavorare, qualsiasi tipo di lavoro; quando i posti venivano suddivisi tra uno della Piana, uno della Jonica e due o tre di Reggio Calabria. Servono magari i detenuti spesini, sarebbero quelli che consegnano la spesa, prendono l'ordine della spesa e fanno tante altre cose, già sai che uno che lavora lì non vuole più lavorare, si libera un posto, non so da chi viene detto che tocca a quelli della Piana, e poi da lì si stabilisce chi entra a lavorare, chi ha più necessità, chi ha più bisogno». Pm: «Quindi quando Lei dice “sapevamo già da molto tempo prima”, fa sempre riferimento alle decisioni dei detenuti?». Trunfio: «Sì, tra i detenuti si parla, si fa una lista, si dice: “Per la Piana va questo, per la Jonica va questo, per Reggio va questo”». Pm: «Perfetto, e quello che decidevate tra voi detenuti, poi era quello che effettivamente si attuava, era quello che poi avveniva effettivamente?». Trunfio: «Assolutamente. Ha funzionato sempre così, funziona così, e quindi le cose andavano così». Pm: «Può elencare le attività lavorative del carcere, le principali?».
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