
Condannato con rito ordinario a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa. Il Tribunale ha accolto la richiesta del Pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Sara Amerio (che aveva avanzato la richiesta a 16 anni di reclusione) riconoscendo la responsabilità a carico di Sergio Iannò per aver fatto parte di un gruppo di ’ndrangheta che operava a Gallico. Anche lui, insieme ad altre quattro persone (tre a processo in abbreviato, una quarta in dibattimento ma con posizione stralciata), era finito nel mirino dei carabinieri di Reggio Calabria che hanno eseguito cinque ordinanza di custodia cautelare in carcere notificandole ad altrettante persone già detenute.
L'accusa contestata nell’indagine “All in 2” è associazione per delinquere di tipo mafioso. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Gip, Antonino Foti, su richiesta del procuratore distrettuale, Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Giuseppe Lombardo e del sostituto procuratore Sara Amerio. Anche Sergio Iannò, come le altre tre persone già detenute in carcere, erano state già condannate a 30 anni di reclusione perché accusate dell’omicidio di Giuseppe Canale, avvenuto il 12 agosto del 2011 a Gallico. Omicidio che, secondo quanto é emerso all’epoca dalle indagini, é stato motivato da una vendetta per l’attentato in cui, nel settembre del 2010, fu ucciso il boss Mimmo Chirico.

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