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’Ndrine al Nord, reggono le accuse, ma le condanne vengono ridotte

La sentenza d’appello a Milano per il clan Maiolo, originario di Caulonia. Dei 7 imputati, tre hanno accettato di concordare la pena con la Dda

Anche se l’impianto accusatorio, nel processo “Caino”, a carico degli imputati ha retto in massima parte, confermando anche l’effettiva esistenza, in Lombardia, di una “locale” di ’ndrangheta, a Pioltello, alle porte di Milano, i giudici della Corte d’appello del capoluogo lombardo hanno ridotto le pene inflitte nel processo di primo grado a 7 indagati accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, coercizione elettorale, sequestro di persona e altri reati.
Alla sbarra presunti capi, figure di primo piano e affiliati, secondo gli investigatori delle forze dell’ordine ed i magistrati della Dda di Milano, del clan Maiolo di Pioltello, “famiglia” che oltre ad essere “federata” (e anche imparentata) con i Manno, è originaria di Caulonia.
Dei sette imputati, tre hanno accettato di concordare la pena con la Procura. Così a Luca Del Monaco è stata riconosciuta una condanna di 8 anni e 8 mesi invece dei 10 (cui si aggiungevano altri 4 per il possesso di armi) precedentemente sanciti, 4 anni e 6 mesi a Fabio Ferrera e 7 anni a Giovanni Maiolo.

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