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Cimitero degli orrori di Cittanova, 53 rinviati giudizio e una condanna

Processo “Aeternum”, la sentenza in udienza preliminare del gup del Tribunale di Palmi. Due imputati avevano patteggiato e uno è stato prosciolto

Un frame tratto da un video dei Carabinieri che riguarda l'arresto di 16 persone nelle province di Reggio, Milano e Vicenza, accusate di aver proceduto per anni a estumulazioni non autorizzate nel cimitero di Cittanova (Reggio Calabria), distruggendo o spostando in altri loculi le salme dei defunti per far posto a nuove sepolture, 15 settembre 2023. NPK ANSA / Carabinieri +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Il processo sul cimitero degli orrori di Cittanova inizierà l’11 ottobre prossimo, quando davanti al collegio del Tribunale di Palmi compariranno i 53 imputati che sono stati rinviati a giudizio dal gup al termine dell’udienza preliminare. Escono dal procedimento in quattro: Mario Tramontana, che aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. Il gup ha accolto la richiesta di condanna a 1 anno e quattro mesi che era stata formulata dal pm nella scorsa udienza. A questa posizione si sommano quelle di due ex medici dell’Asp finiti nel procedimento “Aeternum” e che hanno deciso di patteggiare. Si tratta di Antonio Russo, condannato a 2 anni, e Antonio Cirillo a 1 anno e quattro mesi. Infine, è stato prosciolto Gabriele Serafino Fusco.
Il gup ha accolto la costituzione di parte civile di due privati, dell’Asp di Reggio Calabria e del Comune di Cittanova. L’inchiesta “Aeternum”, coordinata dalla procura di Palmi, avrebbe fatto luce sulla presunta gestione “parallela” del cimitero di Cittanova
Un’inchiesta lampo, quella dei carabinieri, che aveva portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare per 12 persone. Tutte, però, sono state scarcerate e rimesse in libertà. Secondo l’accusa, il cimitero di Cittanova era gestito per anni in maniera parallela, soprattutto da alcuni impiegati, come se fosse un affare privato.

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