L’acqua in Calabria è una vera emergenza, tra carenze della risorsa, reti colabrodo, non potabilità, illegalità e ritardi nei progetti infrastrutturali. Abbiamo chiesto a Cataldo Calabretta, amministratore unico della Sorical, che gestisce il ciclo dell’acqua nella regione, di fare il punto.
Sull’emergenza siccità, come vi state organizzando?
«Al momento la situazione è circoscritta all’area Ionica reggina, all’Area Grecanica fino allo Stretto e all’Alto Crotonese. Lunedì (oggi, ndc) parteciperemo al tavolo per l’emergenza dichiarata dal presidente Occhiuto e convocato dall’assessore Calabrese portando idee e soluzioni».
Quali?
«Da settimane abbiamo messo in campo attività per efficientare i nostri impianti: abbiamo investito nel revamping di diversi pozzi e sorgenti, stiamo costruendo tratti di condotte per collegare alcuni serbatoi. Abbiamo pozzi che erano stati spenti negli anni passati e ora ci tornano utili per rendere autonomi alcuni territori come Melito Porto Salvo e consentire di far arrivare più acqua a Reggio. Stiamo dialogando con la Protezione civile per un piano più strutturato del servizio autobotti. Ovvio che non si possono chiedere miracoli in pochi giorni, ma in tutta la Calabria stiamo garantendo un buon servizio, i nostri lavoratori, in alcuni casi, non si fermano nemmeno di notte».
I cambiamenti climatici impongono strategie anche a lungo termine.
«Vero, ci sono criticità che si presentano ogni anno e ed è necessario pianificare per tempo».
E perché non lo si è fatto?
«Perché bisogna avere il tempo di avviare una vera pianificazione strategica. La riforma del settore idrico voluta dal presidente Occhiuto sta attraversando la fase iniziale. Ci sono decenni di ritardi. Dobbiamo essere cauti e non possiamo permetterci altri errori. È opportuno fare alcuni esempi: il caso dell’Ipot Trionto nel a Longobucco che rimane senza acqua grezza in estate perché l’acqua del fiume viene utilizzata dagli agricoltori, non è una questione recente. Spesso sento dire che la Calabria è ricca di acqua, poi scopriamo che non può essere utilizzata perché è stata concessa per la produzione di energia elettrica. I Laghi Silani sono un enorme serbatoio la cui acqua non può essere utilizzata. Sono in essere concessioni, in scadenza ed è difficile reperire con correttezza i volumi utilizzabili per il potabile».
Quale soluzione per il Crotonese?
«I nostri tecnici sostengono che occorre valutare la realizzazione di un grande acquedotto per la costa ionica che va da Crotone fino a Corigliano Rossano, alimentato dagli invasi silani e dai pozzi lungo il Fiume Neto (ex Syndial). Parliamo di un investimento per decine di milioni di euro».
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