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'Ndrangheta a Reggio: don Foderaro indagato nell'inchiesta "Ducale": il disagio della facoltà di Teologia di Napoli

L’imbarazzo è forte anche tra i sostenitori di don Mimmo, considerato vicino al fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, esponente dell’antimafia ufficiale.

Bocche chiuse nella Curia Arcivescovile di Napoli dopo l’avviso di garanzia al decano della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, don Antonio, detto Antonello, Foderaro, indagato dalla Dda di Reggio Calabria per scambio elettorale politico-mafioso nell’ambito dell’inchiesta denominata Ducale. Nessun commento dell’ufficio stampa dell’arcivescovo Domenico Battaglia, interpellato dall’AGI ("Parlerà a suo tempo"). Ma il disagio nella Facoltà Teologica di Capodimonte - dove Daniel Barillà, genero del boss reggino Domenico Araniti, arrestato e poi sottoposto all’obbligo di firma, ricopriva l’incarico di capo del personale - e tra i sacerdoti è grande.
«Non c'era solo Barillà - dice un sacerdote - ma altri assunti in facoltà che arrivavano con segnalazioni da ambienti calabresi ora oggetto di indagini». Qualche sacerdote più anziano, sentito dall’AGI, parla di «colonizzazione calabrese» della diocesi di Napoli. Con monsignor Battaglia, nominato a dicembre 2020 Arcivescovo di Napoli. «Sono arrivati sacerdoti, suore collaboratori e collaboratrici che hanno rapporti solo con lui, dei quali si fida, ma questo lo ha isolato dalla Chiesa di Napoli, nei confronti della quale è diffidente». Tra questi, il superiore dei Padri Teatini don Carmine Mazza, molto legato al potente Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, per molti di fatto il segretario particolare di monsignor Battaglia. L’imbarazzo è forte anche tra i sostenitori di don Mimmo, considerato vicino al fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, esponente dell’antimafia ufficiale.
«Ai primi di luglio - dice un seminarista - era in programma all’Università di Cassino una Summer School, con diritto a crediti formativi, sui fenomeni delle mafie». Poi, da Reggio Calabria, sono arrivate le prime notizie sull'inchiesta Ducale. «Ammesso che dobbiamo occuparci di mafia, invece che di teologia - aggiunge il seminarista - con quale credibilità ci presentiamo?»

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