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Reggio, poliambulatorio di Gallico: "L’Asp ci ripensi o trovi un’altra sede"

Il dirigente regionale Pd Richichi scrive alla Di Furia. La vicenda è legata alla decisione del governo di chiudere le strutture sanitarie in affitto per risparmiare. «Non sono improduttive, offrono servizi ai cittadini»

La polemica di questi giorni, tra la direttrice generale dell’Asp di Reggio Calabria e il Partito democratico, sulla possibile chiusura del poliambulatorio di Gallico, si è fatta sempre più accesa. Pare che, per decisione del governo, si debbano chiudere tutte le strutture nelle quali si prestino i servizi sanitari in locali presi in affitto da privati, allo scopo di risparmiare sulla spesa sanitaria. Un provvedimento che non riguarda solo la sanità reggina, ma anche quella calabrese e nazionale. Su questo tema è intervenuto Domenico Francesco Richichi, membro della direzione regionale Pd Calabria.
«La Di Furia - scrive in una nota - dimostratasi abile manager nella direzione del Grande ospedale metropolitano e libera da vincoli politici, ha, invece, affrontato la questione delle chiusure dei poliambulatori con dichiarazioni in un politichese così raffinato da far sospettare che ci sia qualcosa di grosso sotto la superficie. Insomma, sembra proprio che i locali del poliambulatorio di Gallico verranno chiusi, ed il contratto, pare, sia stato già disdetto».
«L’operazione - aggiunge Richichi - ricorda tanto i “bei” tempi della precedente presidenza del centrodestra in Calabria, quando, dall’oggi al domani, vennero chiusi 17 ospedali, 7 dei quali nella provincia di Reggio Calabria, lasciando gran parte dei paesi della Piana e della Jonica senza assistenza sanitaria. Stiamo tornando a quei “gloriosi” tempi? Se davvero chiuderanno tutti gli ambulatori i cui locali sono presi in affitto, gli anziani e chi ha difficoltà a muoversi si troveranno davanti a una scelta ardua: rinunciare all’assistenza o intraprendere un’odissea per raggiungere le nuove strutture».
«È sensato eliminare presidi così importanti? - si chiede Richici - Prima di adottare decisioni così drastiche, si dovrebbe considerare la situazione nel suo insieme: valutare i costi e le esigenze del territorio e poi scegliere la strada migliore. La dottoressa Di Furia, con la sua pruridecennale esperienza nel settore, dovrebbe evitare i comunicati indecifrabili e avere il coraggio di dire come stanno realmente le cose. È normale che un’azienda sanitaria, a volte, debba far fronte a dei costi per gli affitti: senza locali, non si può operare. E se davvero esiste una direttiva governativa in tal senso, allora ci sarebbe da chiedersi se l’intento non sia quello di mettere in ginocchio l’assistenza sanitaria a Reggio, in barba ai continui proclami del Presidente della regione, che esalta la sua, e solo sua, gestione della sanità calabrese».

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