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Inchiesta “Ducale“ a Reggio, mons. Battaglia non nominò Foderaro

L' arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, celebra nel duomo di Napoli , a un anno esatto dall'insediamento alla guida della Curia, la messa in occasione della 'Festa della presentazione di Gesù al Tempio', 2 febbraio 2022. ANSA / CIRO FUSCO

Dall’avvocato Rosa Lo Giudice del Servizio Giuridico Diocesano dell’arcidiocesi di Napoli riceviamo e pubblichiamo.

Con riferimento all’articolo “'Ndrangheta a Reggio: don Foderaro indagato nell'inchiesta “Ducale”: il disagio della facoltà di Teologia di Napoli”, pubblicato in data 10 agosto u.s., spiace dover constatare come alcune circostanze siano state riportate ed offerte ai lettori senza alcuna preventiva verifica della attendibilità delle fonti utilizzate e della intrinseca veridicità delle circostanze riferite.
In via pregiudiziale ed in relazione all’inchiesta della DDA di Reggio Calabria denominata “Ducale”, in relazione alla quale appare superfluo ribadire che l’Arcivescovo Metropolita di Napoli, Mons. Domenico Battaglia manifesta – come sempre – piena fiducia nel lavoro della Magistratura, si rileva che il medesimo, nella qualità di Gran Cancelliere della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, ha preso atto - in data 12 agosto 2024 - della autosospensione del prof. A. Foderaro. Invero, Mons. A. Foderaro – a seguito di notizie giornalistiche circa la notifica di un possibile avviso di garanzia – si è auto sospeso con effetto immediato dal servizio di Decano della Sezione San Tommaso della PFTIM.
Su queste premesse, per amor di verità e di coerenza, l’Arcidiocesi di Napoli – riservandosi, in ogni caso, ogni azione nelle sedi competenti – chiede che si rettifichi, nei termini di legge ex art. 8, Legge n. 47/1948 e s.m.i., quanto riportato nel summenzionato articolo, secondo quanto di seguito precisato:


- In relazione al seguente passo “Qualche sacerdote più anziano, sentito dall’AGI, parla di «colonizzazione calabrese» della diocesi di Napoli. Con monsignor Battaglia, nominato a dicembre 2020 Arcivescovo di Napoli. «Sono arrivati sacerdoti, suore collaboratori e collaboratrici che hanno rapporti solo con lui, dei quali si fida, ma questo lo ha isolato dalla Chiesa di Napoli, nei confronti della quale è diffidente. Tra questi, il superiore dei Padri Teatini don Carmine Mazza, molto legato al potente Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, per molti di fatto il segretario particolare di monsignor Battaglia. L’imbarazzo è forte anche tra i sostenitori di don Mimmo, considerato vicino al fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, esponente dell’antimafia ufficiale.”, si rileva che nessun prelato, suora, collaboratore e/o collaboratrice calabrese è stato inserito o è presente nella struttura organizzativa e nell’organigramma della Diocesi di Napoli, a seguito di scelte operate dall’Arcivescovo di Napoli. A tal proposito, si precisa che Mons. A. Foderaro – sin dall’anno 2018 (e dunque, ben due anni prima dell’arrivo di Mons. D. Battaglia a Napoli) – era stato nominato Professore straordinario presso la Sezione San Tommaso della PFTIM.
- Inoltre, in relazione a don Carmine Mazza, il prelato già da moltissimi anni (sin dalla lontana frequentazione del Seminario) risiede nella città di Napoli e – come sanno tutti coloro che frequentano quotidianamente gli uffici della Curia napoletana – non ricopre, né ufficialmente né di fatto, il ruolo di “segretario particolare”, ma è esclusivamente Delegato diocesano per la Vita Consacrata dell’Arcidiocesi di Napoli.
È opportuno, ulteriormente, precisare che S. Ecc.za l’Arcivescovo Mons. Domenico Battaglia, piuttosto che essere “isolato dalla Chiesa di Napoli, nei confronti della quale è diffidente” è totalmente immerso nella vita ecclesiastica e civile napoletana. Mons. D. Battaglia, fin dal primo giorno dell’arrivo in città, ha intessuto con il clero diocesano ed i fedeli napoletani relazioni di vicinanza e prossimità, come testimonia il fatto che tutti i presbiteri e tante persone della società civile sono in possesso del Suo personale numero di cellulare: in questo modo hanno infatti un contatto diretto con il Vescovo, il quale è quotidianamente disponibile, nel limite delle umane possibilità, ad incontrarli, ascoltarli, consigliarli, aiutarli.
Non occorre, qui, elencare le attività, i progetti, il cammino sinodale intrapreso, la partecipazione e l’intervento di Mons. D. Battaglia a sostegno dei lavoratori napoletani, di chi soffre e contro ogni forma di illegalità, discriminazione e criminalità.
Basti qui ricordare che l’Arcivescovo di Napoli, ha assunto su di sé e condiviso con i cittadini napoletani il compito di: “disarmare Napoli, educare Napoli, amare Napoli”. In questo senso, sono state intraprese importanti iniziative come quelle relative al Patto Educativo che S. Ecc.za Mons. D. Battaglia, fin dal Suo arrivo in Diocesi, ha voluto ed auspicato come un processo a lungo termine volto, tra l’altro, a sottrarre la manovalanza minorile ai clan camorristici e alle organizzazioni criminali. A tal fine, ritiene l’Arcivescovo, occorre che: “Le pistole si trasformino in posti di lavoro, i coltelli in luoghi educativi, i pugni in mani tese, gli insulti in melodie, concerti, arte, vita”.
Alla luce di tutto quanto sin qui considerato, dunque, del tutto decontestualizzato, pretestuoso e generico, appare il richiamo al legame tra Mons. Domenico Battaglia e don Luigi Ciotti ed a presunti e non meglio identificati “sostenitori di don Mimmo” che proverebbero imbarazzo.

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