Nessuna esigenza cautelare ma «gravi indizi di colpevolezza» a carico di Antonio Pio Dascola (classe 2001), uno degli indagati dell'operazione “Ducale” coinvolti nei presunti brogli elettorali che sarebbero stati consumati nel settembre 2020 per la conquista di uno scranno a Palazzo San Giorgio. Il Tribunale della libertà (presidente relatore Antonino Francesco Genovese, giudici Lucia Antonella Bongiorno e Cinzia Tropea) hanno argomentato i motivi per i quali hanno annullato l'ordinanza dell’obbligo di firma.
Anche per il collegio del Riesame regge lo scenario della strategia di alterare il voto nel seggio elettorale “88” a Sambatello: «Ricorrono a carico del Dascola Antonio Pio gravi indizi di colpevolezza in ordine al delitto contestatogli al capo G con specifico riferimento alla fattispecie che punisce “chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, le schede o altri atti dal presente testo unico destinati alle operazioni elettorali o altera uno di tali atti veri, o sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi è punito con la reclusione da uno a sei anni”, ovvero chiunque “fa scientemente uso degli atti falsificati, alterati o sostituiti”». Il Tribunale della libertà rimarca anche la scelta dell'indagato di non rispondere alle domande degli inquirenti: «Avvalendosi della legittima facoltà di non rispondere, non ha offerto alcun elemento idoneo ad infirmare la ricostruzione proposta dagli inquirenti, né una spiegazione alternativa dei contatti accertati».
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