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Aggressione ai medici del Gom di Reggio, il primario Pietro Volpe: «Violenza e arroganza inaccettabili»

Il Grande Ospedale Metrolpolitano (Gom) di Reggio Calabria in una foto d'archivio. ANSA/GIORGIO NERI

Doveva essere una mattinata qualunque per la Uoc di Chirurgia vascolare, sempre e comunque piena di impegni e di lavoro, di richieste da esaudire e spesso di rassicurazioni da dare. Dunque, una giornata intensa, per garantire dalle 8 alle 14 l’attività ambulatoriale dedicata alle visite specialistiche, allo studio EcoColorDoppler dei distretti vascolari, alle medicazioni di ferite chirurgiche e di ulcere ed ai controlli post-operatori o successivi alle prime visite.
Ed invece, per la struttura diretta da Pietro Volpe che – ricordiamo, è una delle eccellenze del Gom – quello appena passato non è stato un mercoledì qualunque a causa dell’aggressione da parte di un uomo di 61 anni, poi arrestato dai carabinieri, ai danni di medici e infermieri e, non pago, anche dei militari dell'Arma. «È stato – ricostruisce il primario Volpe – un evento increscioso che ha coinvolto i miei collaboratori, medici ed infermieri, impegnati nell’attività assistenziale e che comunque non ha impedito che le prestazioni venissero assicurate, come sempre, da un dirigente medico che lavora su due ambienti, uno diagnostico e l’altro chirurgico. Un paziente in attesa di essere chiamato per visita programmata, pretendeva di effettuare prima la prestazione inveendo contro il collega dedicato all’ambulatorio e gli infermieri. Accedendo casualmente in ambulatorio, mi sono reso conto della gravità della situazione, mi sono posizionato di traverso fra il personale sanitario ed il paziente, allontanandolo e sospingedolo all’esterno della porta che prontamente ho chiuso. Le forze dell’ordine, evidentemente allertate da qualcuno, sono intervenute immobilizzando il paziente e trasferendolo al di fuori degli ambienti di chirurgia vascolare. Nell’occasione, il collega coinvolto è stato aggredito al volto con schiaffi sferrati dal paziente».
Aggiunge Volpe: «Tali comportamenti sono da stigmatizzare e perseguire; è intollerabile che professionisti - che dedicano le proprie competenze, le proprie energie, a volte in condizioni di stress dovuto soprattutto alla carenza di organico, ma sempre con passione ed abnegazione - debbano correre il rischio di essere aggrediti da chiunque che, con arroganza e violenza, pretende di avere ragione e di farsi giustizia da sé».

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