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Condannato per associazione mafiosa e nipote di “Assu i mazzi”: la storia criminale di Antonio Bellocco, ucciso ieri da un ultrà

Antonio Bellocco non era vicino alla ‘ndrangheta, ma ne faceva parte a tutti gli effetti. Per associazione mafiosa e una sfilza di altri reati aggravati era stato condannato con sentenza definitiva a più di 9 anni di carcere nel processo denominato “Tramonto-Blue call”. Un procedimento coordinato dalla Procura antimafia di Reggio Calabria contro il ramo della cosca Bellocco che da anni aveva colonizzato San Ferdinando, piccolo centro portuale che dista una manciata di chilometri da Rosarno, roccaforte del clan.

Bellocco in quel processo era stato indagato e condannato per associazione mafiosa, estorsione e favoreggiamento di suo cugino Francesco. Caso quest’ultimo che ebbe una grande eco perché il giovane si era presentato al Comune di Rosarno per riconoscere con un documento falso il figlio del parente, che all’epoca era latitante.

Il 36enne ucciso, ieri mattina a Cernusco sul Naviglio, era il figlio di Giulio Bellocco, morto nel gennaio scorso a 73 anni nel carcere di Opera dove era ristretto al 41bis, dove stata scontando una condanna a 13 anni di carcere che gli erano stati comminati nello stesso processo del figlio. Antonio Bellocco era anche figlio di Aurora Spanò, una delle poche donne in Italia sottoposte al regime del carcere duro.

La parentela di “peso” di Bellocco non si limitava, però, ai genitori. Era infatti anche il nipote di Umberto classe ’37, capostipite della cosca detto “Assu i mazzi”, considerato anche il fondatore in carcere della Sacra corona unita pugliese.

Il 36enne era ancora stato coinvolto anche nel procedimento “Adelphi” che si sta celebrando davanti al collegio del tribunale di Vibo Valentia dove doveva rispondere di traffico di droga.

Detenuto in carcere dal 2013 fino a 2022, dopo avere scontato la condanna nel processo “Tramonto blue-call”, Bellocco gli era stata imposta la libertà vigilata applicata prima a San Ferdinando e poi in Lombardia, dove si era trasferito nella provincia di Milano a febbraio 2023 e lì era entrato in contatto con gli ambienti del tifo organizzato dell’Inter.

Secondo gli inquirenti, proprio grazie ad Andrea Beretta, l’uomo che nella mattinata di ieri l’avrebbe ucciso con un fendente alla gola, sarebbe entrato in curva Nord.

Beretta (con alle spalle Antonio Bellocco) era diventato uno dei personaggi più influenti in curva dopo l’omicidio di un altro storico ultrà interista, Vittorio Boiocchi avvenuto nell’ottobre del 2022 in circostanze ancora non chiarite. Quella curva, però, Beretta non la poteva frequentare dopo il Daspo a 10 anni che gli era stato inferto per le sue condotte da capo ultrà.

Il legame tra Beretta e Bellocco era diventato sempre più stretto, un’amicizia però conclusa in modo tragico, con un colpo di pistola e una coltellata alla gola.

 

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