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'Ndrangheta a Torino, finisce in manette un “impresario” dei clan

Per le infiltrazioni negli appalti della A32. Bellavia avrebbe favorito famiglie di Platì e San Luca

Arrestato l’impresario dei presunti capibastone della ‘ndrangheta trapiantati in Piemonte. In virtù di un provvedimento restrittivo emesso dall’autorità giudiziaria torinese, gli investigatori dei carabinieri del Ros di Torino hanno posto ai domiciliari Gian Carlo Bellavia, torinese classe 1958, al quale lo scorso aprile scorso era stato già notificato un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa (“locale” di Volpiano) nell’ambito della maxi inchiesta “Echidna” sulle presunte infiltrazioni negli appalti dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia.
Nel mirino degli investigatori del Ros e del magistrati antimafia erano finiti i presunti rapporti intercorsi, in termini di inserimento negli appalti pubblici, con alcune note famiglie trapiantate al Nord tra cui, i Pasqua, originari di San Luca e residenti a Brandizzo, nel Torinese.
Secondo le indagini, oltre alle ditte del presunto clan dei Pasqua, Bellavia, amministratore di numerose società nel settore della manutenzione stradale e dell’edilizia, avrebbe portato e fatto lavorare nei cantieri della Sitaf altre cosche calabresi. Dai Greco di San Mauro Marchesato, agli Agresta di Platì con base a Volpiano, fino, appunto, ai Pasqua di Brandizzo, collegati con importanti “famiglie” di Platì e San Luca. Commesse e appalti che facevano gola a tutti e che grazie all’intervento decisivo di Bellavia, sarebbero stati affidati al controllo delle ‘ndrine.
Arrestato nel 1996 dopo una rapina consumata in Svizzera, alla Vierofin SA di Coldrerio, Palazzo Pindo (Cantone del Ticino) di 937 mila franchi (quasi 900 milioni di vecchie lire), nel 2001 Gian Carlo Bellavia è tornato in Italia allacciando solidi rapporti con Roberto Fantini, finito anche lui agli arresti domiciliari nell’inchiesta “Echidna” con l’accusa di aver favorito l’ingresso della presunta cosca di San Luca nei cantieri Sitaf.

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