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'Ndrangheta, i verbali del nuovo collaboratore di giustizia Davide Bilardi: “Legato a Totò Libri e a Mangiola”

Il pentito racconta ai magistrati della sua collocazione criminale nella cosca Tegano ma anche del rapporto che aveva con i due pezzi grossi del clan della zona collinare

«Uomo di fiducia di Paolo Schimizzi», vicino ai Tegano di Archi e con un «profondo legame con Totò Libri ed Edoardo Mangiola». Sono solo alcuni particolari che emergono dai primi verbali del collaboratore di giustizia Davide Bilardi acquisiti nel processo “Garden”, procedimento intentato dalla procura antimafia reggina contro la cosca Borghetto-Latella - clan fedelissimi della storica dinastia dei Libri già dalla fine della seconda guerra di mafia - e sulla sinergia tra le due anime criminali dei quartieri Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra.
Bilardi è in carcere dopo essere stato arrestato nell’inchiesta denominata “Atto quarto” e all’inizio della scorsa estate ha deciso di intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia. E da allora ha iniziato a parlare con i magistrati della Dda di Reggio Calabria rivelando fatti, nomi, legami, alleanze e strategie delle principali cosche della città. «Non sono mai stato “battezzato” – spiega il pentito nel primo verbale del 7 giugno scorso – Ho iniziato a frequentare da giovanissimo Paolo Schimizzi e lui mi è stato sempre molto vicino, anche nel periodo della mia detenzione per fatti di droga. Schimizzi diceva che non c’era bisogno di doti per essere mafioso. Ed io ho seguito questa sua indicazione. Pur essendo stato con lui, non ero quindi battezzato. Ricordo di avere aiutato, ad esempio, Paolo Schimizzi per “spostare” Giovanni Tegano durante la latitanza di quest’ultimo. Ho iniziato a frequentare la casa dei Tegano e quindi Franco Benestare e i Polimeni».
Bilardi spiega ai magistrati di essere «stato sempre considerato nell’ambiente un uomo dei Tegano, anche se io mi sentivo uno spirito libero. Portavo imbasciate e intrattenevo rapporti in particolare con la ‘ndrangheta di Arangea. Non ero preposto a commettere estorsioni. Ho fatto danneggiamenti per conto di Paolo Schimizzi. Ero in qualche modo l’uomo di fiducia di Paolo Schimizzi». Un legame che non gli avrebbe impedito, però, di intessere rapporti stretti anche con «Totò Libri ed Edoardo Mangiola», grazie «al tramite di Domenico Tegano». Quest’ultimo, infatti, sostiene Bilardi «mi presentò Totò Libri dicendomi che era come fosse suo fratello ed erano una cosa sola. Mi chiese di agevolarlo in relazione agli interessi del settore delle scommesse».
Temi che il collaboratore di giustizia riprende e tratta in maniera più precisa nel secondo verbale, quello del 15 luglio 2024. «Pur essendomi originariamente inserito nel contesto criminale arcoto, ed in particolare in quello riconducibile alla famiglia Tegano, come ho già riferito ho sempre avuto un profondo legame con Totò Libri ed Edoardo Mangiola, esponenti apicali della cosca Libri». Il collaboratore sottolinea come Totò Libri fosse «“ossessionato” dalla ‘ndrangheta, pur proveniendo da una famiglia perbene. È divenuto il reggente della cosca Libri su indicazione di Filippo Chirico».
Un passaggio molto breve nei verbali è riferito anche agli attriti sorti all’interno della cosca De Stefano tra Carmine De Stefano e Gino Molinetti a causa delle pretese scissioniste di quest’ultimo. «Quando alla conversazione del 10 aprile 2018 (sullo smartphone di Totò Libri – spiega Bilardi ai magistrati – ricordo che io era al bar di Reggio Campi con Totò Libri ed Edoardo Mangiola. Il “gossip” in questione cioè quello che stava accadendo tra Carmine De Stefano e Gino Molinetti – me lo aveva riferito, mi pare di ricordare, Ciccio Polimeni».
Bilardi, infine, nel verbale del 15 luglio traccia ai magistrati della procura antimafia un profilo di Mangiola e di molti uomini di ‘ndrangheta a lui legati. «Edoardo Mangiola – afferma Bilardi – era un esponente di altissimo rilievo nella cosca Libri (addirittura, secondo me, più influente dello stesso Totò Libri, perché più operativo). Ho conosciuto il mio coindagato Francesco Palmisano; mi venne presentato da Edoardo Mangiola come un suo amico stretto, mi disse che era a sua disposizione in tutto e per tutto. Il fatto che Palmisano mi venisse presentato come uno a sua disposizione mi fece capire quale fosse il suo ruolo in seno alla cosca».

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