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Reggio, ferimento Mangiola a Ravagnese. La Procura ha chiuso le indagini

Notificato il provvedimento a cinque indagati: due per la sparatoria, tre per favoreggiamento. «Minniti (materiale esecutore) e Paleologo (concorrente), raggiunta l’auto “Hyundai Galloper”, esplodevano diversi colpi di pistola»

Due rispondono del ferimento di Carmelo Gioele Mangiola e tre risultano indagati per favoreggiamento ai presunti aggressori spariti nel nulla e ricercati per settimane e settimane dopo la sparatoria del 13 ottobre 2023 a Ravagnese, a poche decine di metri dall'aeroporto. Un ferimento in stile far west dove l'obiettivo, Carmelo Gioele Mangiola, è stato colpito con un paio di colpi di pistola calibro 7,65 «al volto e al collo».
La Procura antimafia, secondo le conclusioni del procuratore aggiunto Walter Ignazitto e del sostituto antimafia Nicola De Caria, ha chiuso le indagini: per gli indagati sono già scattati i venti giorni di tempo utili per «presentare memorie, produrre documenti, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, presentarsi per rilasciare dichiarazioni, chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio».
Del tentato omicidio rispondono Emilio Minniti (Melito di Porto Salvo 51 anni), difeso dagli avvocati Antonio Germano e Vanessa Chinè; e Paolo Paleologo (Reggio Calabria, 45 anni), difeso dagli avvocati Pier Paolo Emanuele e Giacomo Iaria. Loro due, «in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati», sarebbero entrati in azione «in modo non equivoco a cagionare la morte di Mangiola Gioele Carmelo». Nello specifico «dopo aver inseguito a bordo dell'autovettura “Fiat Multipla” condotta da Minniti e con a bordo il Paleologo con compiti di supporto; e raggiunto l'autovettura fuoristrada “Hyundai Galloper” con a bordo il Mangiola, esplodevano diversi colpi di pistola, almeno quattro, contro quest'ultimo (Minniti quale materiale esecutore e Paleologo quale concorrente materiale e morale) e lo attingevano al capo e al volto». Contestata l’aggravante mafiosa: per il pool antimafia si tratta di «fatto commesso allo scopo di agevolare l'attività dell'associazione di tipo mafioso denominata "cosca Ficareddi"».

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