“L'estorsione del trenino gommato”. I clan di Scilla pretendevano il pizzo su qualsiasi attività, imprenditoriale o commerciale che fosse, e di qualunque importo economico. Anche di poche migliaia di euro come era l'iniziativa turistica del “servizio di trasporto persone per fini turistici da svolgersi mediante trenino gommato”. E quando l'agenzia di viaggi che avrebbe voluto partecipare alla gara non risultò gradita ai capiclan scattò inesorabile la strategia di estromettere «potenziali concorrenti».
In Tribunale, in controesame, la vicenda è stata ribadita dal principale teste dell'accusa, il capitano Giovanbattista Marino, all'epoca dell'attività investigativa comandante della seconda sezione del Nucleo investigativo del comando provinciale Carabinieri di Reggio Calabria. Che replicando agli approfondimenti del collegio di difesa ha spiegato: «Non è stata oggetto del nostro accertamento la visione degli atti di gara delle precedenti, ma sapevamo solo che, da attività tecnica, era riconducibile a questa ditta di Gerace che avevamo individuato come precedente assegnataria del servizio, ecco. Le carte della gara non le abbiamo prodotte».
Dalle intercettazioni emergerebbe che ci sarebbe stato oltre ai soldi da versare ai clan anche un riconoscimento aggiuntivo: «Oltre al pagamento di questo prezzo dovrà regalare, ora le dico la sintesi sostanzialmente, un numero non quantificato a quella data di biglietti che avrebbe dovuto destinare a persone individuate dall'imputato. Biglietti per i bambini, li chiamano, anche biglietti per le corse ovviamente. Se su questo abbiamo fatto attività di riscontro? No, perché poi non si aggiudica la gara. Cioè, poi la gara si interrompe per come ho narrato io, quindi i biglietti, diciamo, non glieli ha potuti dare».
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