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«False malattie» per intascare 5 anni di stipendi, bidello di Taurianova deve restituire 115mila euro

Cinque anni di stipendio pieno, da giugno 2018 a maggio 2023, pari a 115.711,93 euro. Una bella somma, che però il collaboratore scolastico W.M., 49 anni, di Taurianova ma residente da anni a Cornegliano (Lodi), dovrà restituire in toto. Non ha dubbi la sezione giurisdizionale lombarda della Corte dei conti: il bidello ha intascato quei soldi pur non avendone alcun diritto, approfittando di falsi certificati dia malattia grave.

Il caso, sfociato anche in un’inchiesta penale che ha portato l’uomo agli arresti domiciliari, riguarda una serie di presunte falsificazioni scoperte dalla Guardia di Finanza. Per legge, il dipendente affetto da gravi patologie, durante le assenze per motivi di salute, percepisce il 100% dello stipendio. Peccato che, secondo la Corte dei conti, i documenti a supporto delle assenze di W.M. non fossero veri.

La presenza di varie patologie nei certificati aveva portato la Guardia di Finanza di Lodi ad effettuare verifiche, interrogando i medici della Lombardia e della Calabria che risultavano aver rilasciato i certificati. Questi hanno disconosciuto l’autenticità di molti degli atti che il bidello aveva esibito per prolungare la sua assenza. È stato ascoltato anche il dirigente della scuola media “Cazzulani” dove il 49enne era in servizio. Ed è emerso che «il convenuto, già a partire dal 29 ottobre 2012, ha effettuato svariate assenze per “gravi patologie” finché, dal 9 agosto 2013 al gennaio 2023 (la domanda di restituzione era limitata agli ultimi cinque anni, ndr), con la stessa motivazione è stato ininterrottamente assente, senza mai recarsi al lavoro» .

Almeno uno degli specialisti che avrebbero emesso i certificati ha detto alle Fiamme gialle di non aver mai conosciuto il bidello. E dai «controlli all’Asst di Lodi e all’ambulatorio di cardiologia di Codogno», si legge nella sentenza, è venuto fuori «che delle certificazioni che facevano riferimento a gravi malattie classificate come “patologia grave che richiede terapia salvavita” tre erano false, cioè riferite a visite mai eseguite o manomesse». L’uomo non si è difeso innanzi alla sezione giurisdizionale della magistratura contabile della Lombardia, che lo ha condannato «in quanto la presentazione di falsi certificati di malattia grave ha consentito di percepire indebitamente, in mancanza di qualunque prestazione lavorativa, il 100% della retribuzione

Anche le carte a supporto «della domanda di riconoscimento dell’invalidità civile» sarebbero state false, trattandosi di «referti medici difformi rispetto a quelli originali». E su quest’aspetto c’è un ulteriore filone investigativo penale.

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