Dietrofront per certi versi clamoroso dei giudici del Tar Piemonte. L’interdittiva antimafia che poco più di un mese e mezzo fa ha colpito la Cogefa, colosso delle infrastrutture che tra le tante opere italiane strategiche sta realizzando i cantieri del tunnel di Tenda e della Torino-Lione (con lo scavo del tunnel del Moncenisio), resta in vigore. Il Tribunale piemontese, infatti, nel respingere l’istanza cautelare presentata dall’azienda si è pure rimangiato il pronunciamento del 21 ottobre scorso con il quale gli stessi giudici del Tar avevano accolto la richiesta di sospensiva del provvedimento del prefetto di Torino dopo il mancato rinnovo dell’iscrizione dell’azienda nella cosiddetta “white list”. Insomma, i giudici che solo una ventina di giorni fa ritennero motivate le ragioni di impugnazione – nei fatti smontando la misura emessa dalla Prefettura torinese basata su fatti «troppo risalenti nel tempo», «interessando anche persone decedute oltre quindici anni addietro», al punto che «si può al momento solo immaginare un coinvolgimento indiretto degli attuali amministratori» – hanno fatto retromarcia, ribaltando per intero la valutazione.
A Mettere nei guai il colosso nazionale delle grandi opere “Cogefa” (400 dipendenti diretti e 1.200 complessivi) erano state le presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle grandi opere nel Nord e le presunte amicizie e “aiuti” finalizzati ad ottenere dalle grandi aziende o imprese favori e subappalti. “Cogefa”, tra l’altro, era già finita nel mirino dei magistrati della Dda di Torino nell’ambito di dell’operazione “Echidna” sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nei cantieri della A32 Torino-Bardonecchia.
Sul fondatore del colosso, Teresio Fantini, deceduto molti anni fa, sarebbero, infatti, stati evidenziati i rapporti col presunto boss Giuseppe Pasqua, classe 1943, originario di Mammola, soggetto definito «ben introdotto nell’ambiente ‘ndranghetista del Torinese e operante a Brandizzo», condannato nel 1982 per omicidio e di recente indagato per associazione mafiosa nell’inchiesta “Echidna”.
Nella galassia dei clan della ‘ndrangheta della Locride trapiantati nel Nord e soprattutto in Piemonte, per i magistrati antimafia di Torino Giuseppe Pasqua avrebbe occupato un ruolo di vertice, almeno dal 1994. Un dato emerso da intercettazioni, indagini e dichiarazioni di alcuni pentiti di peso. Un ruolo di potere che Pasqua eserciterebbe tuttora, nonostante l’età, seocndo i dati emersi nel corso dell’ultima inchiesta compiuta dai carabinieri del Ros e sfociata, appunto, nell’operazione “Echidna”.
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