«La gestione dei beni confiscati è un problema nazionale, i Comuni devono essere supportati». Il procuratore Giovanni Bombardieri è un magistrato che ama il basso profilo. Quando esprime un punto di vista, di solito, lo fa nelle sedi istituzionali deputate. E così, per esplicitare il suo pensiero sulla gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, frutto di anni di esperienza sul campo, ha scelto la Commissione parlamentare antimafia. Davanti al presidente Chiara Colosimo e gli altri parlamentari, il procuratore di Torino (con un recente e importante passato alla guida della Dda di Reggio Calabria) prova a mettere in fila una serie di problemi che riguardano la gestione dei beni sottratti alle mafie.
«Partiamo dal presupposto che i beni confiscati spesso giungono ai Comuni in condizioni disastrose – ha esordito Bombardieri – Non è un’eccezione quella di immobili consegnati agli enti locali senza infissi e sanitari nel migliore dei casi, spesso anche distrutti. I Comuni a cui vengono assegnati quei beni molto spesso non possono farsi carico della ristrutturazione e della messa in sicurezza, perché non hanno i fondi sufficienti per farlo. Inoltre, ed è un particolare non secondario, la maggior parte degli enti locali chiamati a farsi carico di quei beni sono piccoli comuni di poche migliaia di abitanti. E questo è un caso che non riguarda solo la Calabria, ma succede anche in Piemonte, per esempio».
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