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Reggio, processo all'ex direttrice del carcere. "Sceglievamo con chi vivere in cella tra detenuti della città o provincia"

Slitta la testimonianza del collaboratore Mario Gennaro. «Non è una cosa normalissima che sette-otto detenuti si spostino in blocco: “Noi abbiamo deciso di fare questa cosa, tu che vuoi fare?”»

Relazioni sociali tra detenuti e rapporti con il personale del carcere. Sulla vita che si conduceva all'interno del plesso “San Pietro”, negli anni in cui alla direzione c'era la dottoressa Maria Carmela Longo - oggi sul banco degli imputati perchè avrebbe favorito alcuni detenuti garantendo loro delle opportunità, privilegi e corsie preferenziali - testimonierà all'Aula bunker, davanti al Tribunale collegiale, il collaboratore di giustizia Mario Gennaro, un passato da emergente della cosca Tegano e poi boss internazionale delle scommesse sportive on line incastrato dall’operazione “Gambling”.

Saltata la deposizione in Aula, fissata per il 19 dicembre, sarà sentito il 23 gennaio. Alcuni passaggi delle sue dichiarazioni, rese in passato sulla vita in carcere al “San Pietro”, saranno utilizzati dalla Procura.
Mario Gennaro rievoca davanti ai magistrati del pool antimafia il suo arrivo in carcere a Reggio: «Si, le spiego proprio un episodio che è capitato a me quando sono arrivato che mi ha fatto rimanere anche un po' così, allora io sono arrivato il 31 luglio a Reggio Calabria, quando sono arrivato all'entrata ho chiesto chi c'era, chi non c'era dei detenuti, alcune volte si usa chiedere eh... poi non è detto che ti debbano portare lì, comunque ho chiesto chi c'era, chi non c'era, e mi dicono che c'era.... e mi faccio portare nella cella».

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