Una condanna da 2,1 milioni di euro. Un record, soprattutto se si considera che a infliggerla è stata la magistratura contabile, la sezione del Fvg della Corte dei conti. L’imputato è un infedele servitore dello Stato che, impiegato nell’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm), utilizzando computer e credenziali di un collega (arrestato in un primo tempo poi scagionato da ogni accusa), ha emesso falsi atti attestanti merci in esportazione extra-Ue. dunque sulle quali non gravano diritti di accisa né Iva. L’importo che dovrà risarcire, qualora fosse in possesso dell’ingente cifra, equivale all’ammontare dell’evasione fiscale. Questa, infatti, è relativa a 15 bollette di esportazione false emesse da un impiegato, Francesco Condemi, oggi di 63 anni, di Reggio Calabria ma residente a Trieste, tra novembre 2017 e aprile 2018, quando lavorava al Servizio transiti del Punto franco nuovo di Trieste (nel 2024 l’uomo è stato licenziato senza preavviso).
Il meccanismo è estremamente semplice: un produttore emetteva una fattura in cui sostiene di aver venduto uno stock di alcolici a un Paese extra europeo. La merce però non veniva mai portata alla Dogana ma Condemi emetteva lo stesso l’uscita come se questa fosse partita per la sua destinazione. In questo modo la merce restava nelle mani del produttore che poteva rivenderla in nero e a un costo decisamente inferiore a quella di mercato. Non spetta alla magistratura contabile - che ha il solo compito di accertare e recuperare eventuali frodi al fisco - individuare produttore ed eventuali altre persone coinvolte nell’affare, dovrà essere la magistratura ordinaria a incaricarsi delle indagini.
Per il momento, però, il Tribunale di Trieste ha emesso una condanna soltanto per il reato di accesso abusivo a sistema informatico, assolvendo invece l’uomo dal reato di calunnia.
Condemi ha comunque già dovuto versare 160 mila euro a titolo di risarcimento al collega di cui ha utilizzato computer e credenziali. Quest’ultimo era stato infatti arrestato e ha anche scontato un periodo di carcerazione preventiva prima che venisse riconosciuta la sua estraneità ai fatti. Trasferito da Trieste, ha avviato una vertenza contro Condemi che ha dovuto versare l’importo richiesto. D’altronde i filmati delle telecamere installate nell’ufficio sono chiari: quando il collega si assentava, Condemi andava a sedersi al suo posto e compilava gli atti falsi, cancellando la traccia degli spostamenti del primo perché figurasse in ufficio.
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