Le richieste per i quattro imputati a cui era contestata l’associazione mafiosa andavano dai 30 anni per Pasquale Zagari, considerato il capo promotore dell’associazione mafiosa, ai 20 dei tre presunti partecipi. Il processo di primo grado, però, si è concluso con pene molto più blande in virtù della decisione del tribunale di Palmi di assolvere i quattro imputati dall’accusa di mafia.
Questa in estrema sintesi la parte più rilevante della sentenza emessa nella serata di ieri dai giudici palmesi in merito al processo “Spes contra spem”, nato dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria contro le cosche Zagari-Fazzalari-Viola- Sposato-Tallarida e Avignone di Taurianova.
Nel dettaglio, Pasquale Zagari (difeso dall’avvocato Antonino Napoli) è stato riconosciuto colpevole di un’estorsione e per questo condannato a 8 anni di reclusione, Antonio Alessi classe ’89 (avvocati Guido Contestabile e Girolamo Curti) 4 anni e sei mesi, Francesco Avati (avvocato Andrea Alvaro) 3 anni e sette mesi, Rocco Leva (avvocato Alvaro) 2 anni e quattro mesi, Mario Pezzano (avvocati Mario Santambrogio e Maria Teresa Caccamo) 2 anni.
Sono stati assolti dal tribunale di Palmi Antonino Alessi ’48 (avvocato Domenico Bellocco), Maria Cento (Bellocco), Girolamo Russo (avvocato Pasquale Loiacono), Antonio Reitano (Contestabile e Curti), Aurelio Reitano (avvocato Francesco Cardone), Giuseppe Cannizzaro (Contestabile e Curti), Giuseppe Deraco (Bellocco).
Tutti gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi anche da guerra, esercizio arbitrario delle proprie ragioni, sostituzione di persona, truffa anche aggravati dalle modalità mafiose, avendo preso parte o comunque favorito la ’ndrangheta nella sua articolazione taurianovese.
L’attività investigativa denominata “Spes contra Spem” è stata avviata dalla compagnia Carabinieri di Taurianova nel giugno 2020, sotto il coordinamento della Procura antimafia di Reggio Calabria e supportata, tra l’altro, dalle testimonianze di alcuni imprenditori vittime di estorsione. La genesi dell’indagine è rappresentata dalla raccolta di alcune informazioni, che hanno fatto ipotizzare che alcuni imprenditori sarebbero stati vittime di vessazioni ed estorsioni da parte di esponenti della criminalità organizzata locale.
Lo sviluppo delle investigazioni avrebbe permesso di identificare alcune vittime che hanno ammesso le vessazioni e le richieste estorsive. Su questo le richieste dell’accusa sono state confermate dal tribunale, ma non per l’associazione mafiosa.
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