
«Il ricorso è inammissibile». La Corte Suprema di Cassazione (presidente Angelo Costanzo, relatore Debora Tripiccione) ha detto no alla richiesta della Procura antimafia di applicare una misura cautelare nei confronti di Sergio Rugolino, uno degli indagati a piede libero dell'operazione “Ducale”, l'inchiesta che ha svelato svariate dinamiche mafiose nella frazione collinare nord Sambatello dove avrebbero operato presunti esponenti della cosca Araniti e dove sarebbero stati convogliati consensi elettorali a favore di candidati alle elezioni regionali e comunali del 2020-2022. Prevale quindi davanti ai Giudici Supremi la tesi difensiva argomentata dai suoi difensori, gli avvocati Guido Contestabile e Francesco Giovinazzo del Foro di Palmi. La posizione di Sergio Rugolino è inerente un'ipotesi d'accusa di scambio elettorale politico-mafioso: per gli inquirenti sarebbe stato tra chi «accettava la promessa di procurare voti» per i candidati sponsorizzati dalla cosca Araniti.
Quello dei Giudici Supremi è il terzo no contro la richiesta di misura cautelare avanzata dagli inquirenti. In precedenza anche il Tribunale della libertà aveva detto no alla richiesta del Pubblico ministero di applicare una misura cautelare a carico di indagati a piede libero dell'inchiesta “Ducale” «avverso l'ordinanza emessa il 25 maggio dal Gip». Ed in primis lo stesso Gip aveva rigettato il carico di accuse sostenuto nei confronti di Rugolino: «Il Gip riteneva che gli elementi investigativi non fossero tali da consentire di poter sostenere, a livello di gravità indiziaria, la contestazione di partecipazione associativa. Evidenziava che non era provato l'interesse che l'associazione di ’ndrangheta avrebbe inteso realizzare con l'infiltrazione nel mondo politico ed istituzionale e non erano individuate le concrete attività che la cosca avrebbe inteso realizzare - o anche solo potenziare - con tale infiltrazione».
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