
«Arghillà è la nuova Reggio». Così assicurava la politica reggina all’indomani del voto a maggioranza trasversale del Consiglio comunale di indicare il pianoro a nord della città come area da destinare alla realizzazione di nuovi insediamenti urbani, mutualistici e di edilizia popolare, oggi preda del degrado. Adesso il Governo e il Parlamento hanno incluso il quartiere nel progetto di rigenerazione urbana finanziato con il Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027.
Agli inizi degli anni '80, il dibattito politico cittadino era incentrato soprattutto sulle linee di sviluppo urbanistico nella direttrice nord del territorio comunale, nel perseguimento di un’idea di conurbazione dell’Area dello Stretto con Villa San Giovanni e la dirimpettaia Messina, anche nella prospettiva della realizzazione del Ponte. Le prime costruzioni progettate da varie cooperative vengono ben presto realizzate, nonostante la strada di penetrazione verso Arghillà, a partire dalla Statale 18 all’altezza dell’abitato di Catona, fosse ancora il torrente "Vallelonga", un corso d’acqua che d’inverno, puntualmente, inondava la Statale 18 di detriti. I primi "cooperatori", autentici pionieri, si sobbarcavano quotidianamente, e più volte, due chilometri di letto di torrente, con immaginabili danni alle autovetture, per raggiungere la Statale 18 e, dall’innesto di Catona, procedere verso Reggio Calabria o in direzione di Villa San Giovanni.
Sul finire degli anni '80, la Giunta Comunale guidata dal sindaco del tempo, Michele Musolino, appalta i lavori per rendere carrabile il "Vallelonga", aprendo così la prospettiva a nuovi insediamenti immobiliari e a programmi di edilizia popolare. In pochissimi anni, ad Arghillà si trasferiscono circa cinquemila persone, tra cui una folta comunità rom sgomberata dall’ex caserma militare del Battaglione di Fanteria '208' per lasciare quell'area cittadina alla realizzazione dell’Ospedale Morelli. Migliaia di persone vengono così destinate a vivere nel nulla, in una zona agricola a coltivazione intensiva di vigneti pregiati - definitivamente compromessa - senza alcun servizio di trasporto pubblico, di scuole, di centri di aggregazione civile e sociale, tranne la nuova parrocchia di Sant'Aurelio.
Un quartiere dormitorio "terra di nessuno"
Arghillà diventa presto un quartiere dormitorio, "terra di nessuno", nonostante il lavoro delle forze dell’ordine, sopraffatto dall’incuria e dall’illegalità. Grazie alla volontà di numerosi residenti che animano un’associazione di quartiere, il Comune di Reggio Calabria avvia, finalmente, negli anni scorsi un tavolo di confronto con il coordinamento delle associazioni di Arghillà, per il miglioramento dei servizi e della vita nel quartiere, per contrastare l’illegalità e le incursioni quotidiane della criminalità comune e organizzata caratterizzate da una incessante azione predatoria fatta di furti d’auto e mezzi agricoli, di spaccio di stupefacenti e di riciclaggio di rifiuti.
«Il ministero dell’Interno - ha dichiarato il ministro Piantedosi - destinerà 5 milioni di euro per l’avvio degli interventi di rigenerazione urbana di Arghillà, anche d’intesa con la Regione Calabria, allo scopo di rimuovere le condizioni di degrado del quartiere ed elevare la complessiva cornice di sicurezza». Il deputato Francesco Cannizzaro (FI), da parte sua, ha espresso «soddisfazione per l’attenzione del Governo Meloni per la risposta concreta, un primo passo di un percorso che vedrà protagonista la Calabria e il quartiere di Arghillà. Con la presenza concreta dello Stato al nostro fianco - conclude il parlamentare di Forza Italia - arriveremo a una soluzione positiva per una realtà che oggi è una polveriera sociale, culturale e strutturale».
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