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'Ndrangheta, il procuratore: "Contributo pentiti indispensabile. Reggio Calabria non è città come le altre"

«Abbiamo utilizzato molti collaboratori di giustizia, perché riteniamo che la voce dal di dentro di chi ha vissuto le dinamiche mafiose sia assolutamente indispensabile. E’ la voce di chi ha vissuto certi sistemi e di chi ha subito i danni che quei sistemi producono, dai piccoli ai grandi commercianti, fino a chi, pur non avendo rapporti diretti con la mafia, vive in un contesto condizionato da logiche mafiose». A dirlo, il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, illustrando i risultati dell’operazione dei Ros contro la cosca Labate.
«Le logiche mafiose - ha evidenziato Lombardo - non sono un danno solo per chi è direttamente colpito, ma per chiunque viva in un’area in cui la libertà è compromessa da scelte che tutti siamo chiamati a contrastare con forza, ogni giorno, e non solo quando arriva una sentenza. Questo è ciò che ci ricorda l’operazione di oggi: che questa è una terra di 'ndrangheta come poche altre in Europa. E non è questo il destino che dobbiamo accettare. Il risultato giudiziario di oggi va difeso, consolidato, rilanciato. Domani, dopodomani, tra un mese, tra un anno. Perché ci ricorda che la 'ndrangheta vive, si arricchisce e condiziona la vita di ognuno di noi, nonostante la fragilità economica del territorio. E questo è un altro dato che va sottolineato. Ed è proprio questo che noi siamo chiamati a contrastare, ricostruendo condotte associative e offrendo risposte concrete a chi ha scelto di restare in questa terra, anche per opporsi alle logiche mafiose. E’ necessario, dunque, comprendere qual è la linea evolutiva di questi gruppi, che continuano ad espandere presenza e potere, individuare i circuiti relazionali di cui beneficiano, cioè quell' ampia schiera di soggetti che non sono 'ndrangheta ma vivono secondo logiche di 'ndrangheta. Lo ribadisco: non sono affiliati, ma si avvantaggiano delle attività della 'ndrangheta su determinati territori».
«La Calabria - ha concluso il procuratore - è una terra di persone perbene a cui bisogna dare risposte chiare, senza ambiguità. A questo servono i progetti investigativi che non si interrompono. Perchè questa terra merita risposte continue, per consentire alle persone perbene che scelgono di viverci di non temere più le logiche mafiose».

«Reggio Calabria non è una città come le altre. E sarebbe opportuno sottolinearlo ogni volta che si parla di 'ndrangheta operante su questo territorio. La rilevanza e la forza di una famiglia criminale derivano anche dall’area territoriale che controlla» continua il procuratore facente funzioni, Giuseppe Lombardo. «Nel corso delle indagini abbiamo valorizzato un dato particolarmente significativo: Reggio è un insieme di sotto-articolazioni di 'ndrangheta, che spesso insistono su territori con una popolazione relativamente modesta. Quando però parliamo dell’area di influenza della cosca Labate, ci riferiamo a una zona che riguarda circa 54mila persone. Questo dato, all’interno degli equilibri della 'ndrangheta, non può essere trascurato», aggiunge.

Il coordinatore della Dda, inoltre, ha ricordato che la prima operazione contro il clan "Labate", l’operazione "Gebbione", è stata eseguita nel luglio del 2007. «Oggi - ha proseguito - siamo nel maggio del 2025, e dopo 18 anni stiamo ancora parlando della forza di una storica articolazione di 'ndrangheta radicata fortemente sul territorio di Reggio Calabria. La storia della famiglia Labate - ha proseguito il magistrato - si sviluppa lungo un periodo temporale lunghissimo, con un ruolo di rilievo - come si può cogliere nel lavoro svolto dai colleghi e nel lavoro del ROS, condotto con grande attenzione e scrupolo - rispetto a un quartiere che è probabilmente il più interessante dal punto di vista commerciale della città, e anche l’area più popolosa della città. Sto citando l’operazione 'Gebbionè e potrebbe sembrare come un dato negativo il fatto che dopo 18 anni siamo ancora qui a parlare dei Labate.
Il dato, invece, secondo Lombardo, «va letto però in modo diverso: è un segnale della straordinaria continuità investigativa che si porta avanti su questo territorio, con costanza, impegno e attenzione, proprio per dare attuazione concreta a quel principio della continuità investigativa che è fondamentale nei fenomeni criminali permanenti, come quello ricostruito nell’ordinanza odierna».

 

 

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