
Tra ripetuti vuoti di memoria e troppi «non ricordo» Alessio Peluso, il detenuto napoletano aggredito e picchiato nel carcere “San Pietro” da una squadra di poliziotti penitenziari e dal loro comandante ha un paio di granitiche certezze sui giorni di detenzione - «non aver mai minacciato alcun agente» - e «le mazzate piovute addosso da tutte le parti» in quel pomeriggio di inferno. Udienza di estrema delicatezza ieri all’aula bunker a tal punto che il Tribunale collegiale (presidente Silvia Capone, giudici a latere Carla Costantino e Cinzia Tropea) ha disposto la traduzione del detenuto (adesso in carcere a Milano) per una testimonianza «in presenza».
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