Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Clan, servizi segreti e... Ciccio Pesce. Il pentito Russo scuote la Piana di Gioia Tauro

Il collaboratore di giustizia di Gioia Tauro parla, tra l’altro, dei 70mila euro che gli sarebbero stati proposti da un investigatore per rintracciare il covo dove si nascondeva il giovane boss rosarnese, latitante da anni

Servizi segreti di nuovo protagonisti nel processo “Mala pigna”, che si sta celebrando a Palmi. A tirarli dentro per primo è stato il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, asserendo di averne fatto parte quando era alla guida di un’azienda all’interno del porto di Gioia Tauro. Per i servizi, l’allora imprenditore di Rosarno avrebbe avuto il compito «...di visionare determinati traffici pure verso paesi sensibili...». Il tutto sarebbe avvenuto, tra l’altro, mentre Virgiglio – condannato per concorso esterno nel processo “Maestro” – garantiva le importazioni di merce contraffatta dalla Cina per conto del boss Rocco Molè.
Nell’udienza del 4 giugno, invece, è stato chiamato a testimoniare un altro collaboratore di giustizia, Antonio Russo, piccolo truffatore al servizio dei clan di Gioia Tauro, condannato nel processo “Easy”. E anche lui ha affermato di essere entrato in contatto con alcuni esponenti dei servizi segreti italiani. Il tema viene introdotto rispondendo a una domanda del pm in merito a presunti contatti tra Rocco Delfino, principale imputato nel processo, e soggetti delle istituzioni.
Servizi segreti e Ciccio Pesce
«...Io sono stato agganciato dai servizi segreti – afferma Russo – che diciamo che voleva informazioni da me e me le pagava. Era arrivato a me perché in una intercettazione aveva capito che io ero in difficoltà con delle persone perché ero sotto usura e quindi voleva che gli facessi il nome degli usurai e tanto altro. Io gli dissi che non mi interessava, ma mi disse: “Ma perché non te ne vieni? Con noi c’è Rocco Delfino, c’è un certo Pesce pure”, non mi ricordo adesso il nome... tant'è che mi avevano offerto 70 mila euro in quel periodo se gli dicevo dove era nascosto Ciccio Pesce». Francesco Pesce, detto “testuni”, all’epoca dei fatti era uno dei latitanti più ricercati d’Italia, sfuggito agli arresti dell’operazione “All inside”, che aveva decapitato il casato di ’ndrangheta di Rosarno. Pesce fu arrestato il 10 agosto 2011.
«Gli ho detto io: “...Non mi interessa nulla di questo, non ci voglio avere niente a che fare”... e poi a me mi hanno arrestato nel 2011 e ho perso i contatti... mi avevano offerto 70.000 euro, se gli dicevo dov’era nascosto Ciccio Pesce, “perché io queste cose non le so, chiedetele ai rosarnesi”».

Le cosche e la Viola basket

Le vicende di Rocco Delfino, nella testimonianza di Russo, si intrecciano anche con la fine dell’alleanza storica tra i Piromalli e i Molè e con la Viola Basket di Reggio Calabria. «Allora, prima – spiega il collaboratore – finché ci sono stati i Molè (Delfino, ndr) è stato con i Molè, poi da quello che ho sentito in carcere per uno sponsor che lui aveva fatto alla squadra di pallacanestro, la Viola basket di Reggio Calabria, mi diceva GG. C. (ex manager della Viola arrestato nel 2014 per un giro di truffe sulle automobili, ndr) che era passato con i Piromalli e che per accattivarsi anche la simpatia di Gioacchino Piromalli “l’avvocato”, gli aveva fatto uno sponsor abbastanza sostanzioso per... la squadra, la Viola Basket».
«Ecco, questo me lo spiega bene – chiede il pm – quindi finché era vivo Rocco Molè fino al 1° febbraio 2008, Rocco Delfino era legato ai Molè?». «Sì – risponde Russo – poi la maggior parte sono passati tutti con i Piromalli. ... di quelli che erano con i Molè...». «Quindi – sottolinea il pm – non risultava formalmente, ma di fatto gestiva la Viola basket Gioacchino Piromalli?».
Russo: «Sì, socio occulto, ho detto io... il presidente era Muscolino... Gian Cesare, era mio compagno di scuola... era diciamo un fedelissimo di Gioacchino Piromalli. Lui era un imprenditore... ha avuto un problema una volta con una persona di Gioia Tauro e l’avvocato se l’è portato a vivere nel palazzo dove lui aveva lo studio, finché nessuno gli toccasse un capello... Lo so perché è stato chiesto anche l’intervento di... Girolamo Piromalli, detto “Mommino”, con il quale avevamo una frequentazione...».

Amministratori giudiziari

Il pm introduce, infine, la questione del sequestro di un supermercato di Gioia Tauro, Idea Sud, che sarebbe stato gestito in maniera occulta da Rocco Molè. Nella disamina di Russo emergono le figure dei gli amministratori giudiziari e del loro presunto condizionamento da parte dei clan. Tra questi Giovanni Zumbo, condannato a 11 anni nel processo “Piccolo carro” e imputato anche in “Gotha”.
«Prima abbiamo avuto Scarigi, curatore e Meduri... e poi... loro mi pare che siano stati colpiti da un ulteriore sequestro ed è subentrato Gianni Zumbo... In quel periodo che noi gli fornivamo il latte era venuto noi a trovarci anche Rocco (Molè, ndr) di dare il latte anche se era sotto curatela che ce l’aveva pagato il curatore e Giovanni Zumbo ci ha sempre pagati... tutti i curatori avevano rapporti, anche i primi curatori... Quando sono arrivati a Gioia Tauro il 23 giugno del ’93, volevano fare piazza pulita e si sentivano i padroni delle attività... volevano comandare per cui sono stati convocati in campagna da Pino Piromalli, da latitante e... tutti e tre poi si sono messi a disposizione di Pino Piromalli dicendo che non avrebbero creato problemi a nessuno e che noi non gli dovevamo creare problemi e noi non gliene abbiamo creati dottoressa... Giovanni Zumbo è subentrato in un secondo momento. Per un altro sequestro... lui faceva quello che diceva Rocco Molè dottoressa, non aveva autonomia...».

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia