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Incendi, il vescovo di Locri: "Ferita profonda al creato"

«Con profondo dolore e vicinanza scrivo a voi cittadini e fedeli in questo difficile momento, in cui il vostro territorio è stato duramente colpito dagli incendi. So quanto possa essere doloroso vedere bruciare i propri campi, sentire minacciata la propria casa, vivere l’angoscia per i beni perduti e per il pericolo corso da tante abitazioni. Il paesaggio che eravamo abituati a vedere, boschi che ci offrivano frescura e bellezza, oliveti e i pascoli che parlavano del lavoro e della cura di generazioni, ora appaiono inceneriti, terribilmente distrutti». E’ quanto scrive in una lettera il vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva, ai fedeli, davanti alle devastazioni provocate dai roghi estivi.

«Tutto questo - aggiunge - ci tocca nel profondo: abbiamo bisogno della natura più di quanto essa ha bisogno di noi! Non è solo uno sfondo della nostra vita, è parte viva della nostra esistenza. Papa Francesco ci ha insegnato nella Laudato sì che la terra ci precede e ci è stata donata come una casa comune da custodire, non da consumare e distruggere. Gli incendi, il più delle volte frutto di incuria e soprattutto di dolo, - sottolinea - sono una ferita profonda inferta al creato e a noi stessi, perchè «tutto è connesso». Quando la natura soffre, anche noi soffriamo. La ragione è semplice: «Noi stessi siamo terra». Quando la distruggiamo, distruggiamo qualcosa di noi».

Davanti a tanta devastazione, sostiene mons. Oliva, «siamo chiamati ad una conversione ecologica, a prenderci cura della nostra terra con gesti concreti, educandoci al rispetto dell’ambiente, contrastando l’illegalità e l’indifferenza, promuovendo la cultura della prevenzione e della responsabilità civile. Ma, anche in mezzo alla cenere, la speranza non viene meno. La scorgiamo in tutti coloro che si sono prodigati per soccorrere, salvare, spegnere le fiamme e offrire sostegno: i vigili del fuoco, le forze dell’ordine, la protezione civile, gli operatori di Calabria Verde, i volontari e tutti i cittadini che si sono mobilitati. Alle comunità colpite, dico: non siete soli! Trasformate questa ferita in un’occasione di rinnovato impegno per la custodia del creato e per la solidarietà fraterna. Da questa prova - conclude -può rinascere una vita più forte, più attenta, più sensibile nei confronti della casa comune».

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