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Reggio, il carcere di Arghillà fa i conti con sovraffollamento e organici in tilt

L’associazione “Nessuno tocchi Caino” e la camera penale “Gaetano Sardiello” in visita nell’istituto penitenziario che ha registrato di recente aggressioni ed episodi di violenza

Troppi, ma veramente troppi, detenuti rispetto alla naturale capienza della struttura e vistosi vuoti negli organici della Polizia penitenziaria e dell'area medica. Aiutano sempre, ma non servirebbero tabelle, statistiche e grafici per capire perchè la casa circondariale “Arghillà”, l'istituto penitenziario di media sicurezza dell'estrema periferia nord di Reggio Calabria, continui ad essere una polveriera sociale tra violenze e regolamenti di conti tra detenuti ed aggressioni fisiche ad agenti, medici, infermieri, educatori.

L'elenco inquietante di criticità ambientali che le cronache hanno raccontato in queste settimane sono la conseguenza di un sistema penitenziario che rasenta il collasso con celle sovraffollate, turni massacranti di agenti e sanitari, l'insoddisfazione dei detenuti che attendono risposte da troppo tempo, a volte da anni, rispetto alle aspettative, sacrosante, di una più dignitosa condizione di vita.
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