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La Dda di Milano: i “cugini calabresi” curavano gli interessi dei Barbaro in Lombardia

Ordinanza di custodia cautelare per Nicholas e Michael Chiera, originari della Locride. Il filone d’inchiesta è scaturito dalla maxioperazione “Equalize” sui dossieraggi illeciti

Curare a Milano, e in particolare nelle periferie del capoluogo meneghino, gli “interessi” della famiglia Barbaro di Platì, una delle più potenti, ricche e ramificate cosche della ’ndrangheta trapiantate, su vasta scala, anche nel Nord Italia e soprattutto in Lombardia. È questo il “compito” che i magistrati antimafia della Dda di Milano, titolari di un nuovo filone di indagine, ritengono fosse attribuito a due cugini calabresi trapiantati in provincia di Bergamo, Nicholas e Michael Chiera, 29 e 39 anni, nati a Treviglio, nella Bergamasca, ma originari della costa ionica al confine tra il territorio della Locride (Monasterace) e il basso Soveratese (Guardavalle).

A carico dei due cugini Chiera, con l’accusa di tentata estorsione compiuta con metodi mafiosi, il gip del Tribunale di Milano, Fabrizio Filice, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito di un altro delicato filone di indagine della maxioperazione, scattata nei mesi scorsi, sui dossieraggi con al centro l’agenzia di investigazioni “Equalize” dell’ex poliziotto, di origini calabresi ma per tantissimi anni in servizio a Milano, Carmine Gallo, deceduto a marzo scorso a seguito di un infarto.
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