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‘Lex’ a Reggio, la mannaia della Cassazione “Incerta l’attendibilità dei pentiti”

Le motivazioni della sentenza che ha annullato senza rinvio sei condanne e rimandato a processo due imputati parlano anche di discrepanze in intercettazioni e trascrizioni

20020605 - ROMA - POL - GIUSTIZIA: ANMA INCONTRA CASTELLI E CONFERMA SCIOPERO DOMANI - Un'immagine d'archivio che mostra una toga lasciata su di una sedia in un'aula di tribunale. DANILO SCHIAVELLA/ANSA/TO

Demolizione parziale dell'ipotesi di accusa operata in primo grado, mancata verifica dell'attendibilità dei pentiti e discrepanze sostanziali delle intercettazioni e delle trascrizioni richiamate nelle sentenze. Si fonda, soprattutto, su questi tre punti la decisione della Cassazione di riformare in maniera profonda la sentenza di appello per gli imputati assolti nel processo “Lex”, contro le cosche di Laureana di Borrello. Nove anni dopo gli arresti, la Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni alla sentenza con la quale, il 4 luglio scorso, aveva annullato senza rinvio le condanne nei confronti di Francesco Brogna, Vincenzo Lainà, Angelo Lamari, Vincenzo Lamari, Claudio Napoli e Andrea Prossimariti, ora assolti per non aver commesso il fatto. Per gli imputati Alessandro Ferrentino (assolto in primo grado e 25 anni in appello) e Giuseppe Pititto (15 anni in secondo grado), i giudici hanno disposto un nuovo processo d'appello. Dichiarati inammissibili o rigettati, infine, i ricorsi di Mattia Lamari (4 anni di carcere); Andrea Mandaglio e Giovanni Mandaglio (10 mesi); Fabio Mastroianni (4 anni), Josè Signorello (8 anni); Felice Zito (2 anni), Diego Freitas de Siquiera (2 anni e 6 mesi).
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