Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Locride, paradiso all’ultima chiamata: infrastrutture o morte per isolamento

Verso le elezioni regionali: appunti per il nuovo presidente, Litorali pregiati, l’Aspromonte, borghi incantevoli e un patrimonio storico-culturale incomparabile mortificati da un gap da terzo mondo: il completamento della Statale 106 e la Bovalino-Bagnara non sono più differibili

Locride, la terra più isolata d’Italia. Passano i governi, nazionali e regionali e poco o nulla continua a farsi per un pezzo d’Italia condannato all’irrilevanza dal disinteresse cronico assai più e meglio di quanto già lo sia dalla sua posizione geografica e dall’asperrima morfologia dei suoi territori. Il versante ionico del territorio metropolitano di Reggio Calabria consiste di fatto in una una striscia di costa sottile, schiacciata sul mare da un Aspromonte che ad Occidente precipita brusco in mare. Altro che i dolci declivi d’Oriente, che guardano il Tirreno e dopo Scilla “si aprono” alla Piana di Gioia Tauro: sullo Jonio il massiccio “concede” solo muri boscosi che celano paesi arroccati, antri e dirupi inaccessibili, santuari in mezzo al nulla e la ‘ndrangheta più potente del mondo. Di là autostrada, ferrovia, porto; di qua, isolamento ancora senza rimedio.

Vie di comunicazione veloci e moderne, quindi: si invocano da decenni, invano. La Statale 106 è la stessa di cinquant’anni fa, e il suo raddoppio, senza troppa fantasia indicato come Nuova Statale 106 collega solo Locri a Roccella Jonica, coprendo 15 chilometri: un moncone di utilità assai limitata.
Questa “Nuova 106” – tramite la trasversale Ionio-Tirreno, vertiginoso stradone a due corsie sbilenche che “sfocia” sul torrente Torbido tra Grotteria Mare e Marina di Gioiosa – “accompagna” l’ardimentoso automobilista che esca dall’autostrada Salerno-Reggio solo a Roccella a nord e (molto tortuosamente) a Siderno e Locri a sud. Discendendo la punta dello stivale, la “Nuova 106” si materializza, chissà perché, soltanto per un breve tratto all’altezza di Palizzi. Per il resto (110 interminabili chilometri tra Locri e Reggio) c’è solo il vecchio nastro d’asfalto a due corsie e doppio senso di cui nulla rende meglio l’idea dell’ingiuria con cui è noto: la “strada della morte”. Un intero pezzo d’Italia, insomma, è collegato a stento al resto, tagliato fuori da ogni via di comunicazione degna di questo nome. Un gap che 42 comuni e 120 mila abitanti in costante diminuzione scontano pesantemente in termini di sviluppo economico e sociale.
Due sono le direttrici di intervento possibili e sperabili, ancorché impervie e di costosa realizzazione. Soprattutto, concretizzabili solo per volontà politica ferrea, finora mai riscontrata, a tutti i livelli, nazionali in primis.

La prima è appunto il completamento dell’intera Nuova 106 da Reggio a Locri. Sarebbe linfa vitale per ogni circuito commerciale e per un litorale di bellezza assoluta, borghi di fascino straordinario, luoghi architettonici di enorme valore e clamorosamente misconosciuti. Un paradiso, insomma di attrattività turistica potenzialmente enorme e tuttavia “castrata” dalla sconsolante difficoltà di raggiungerlo. Il progetto del megalotto tra Marina di Gioiosa e Ardore, completato solo in parte, era opera strategica della “Legge Obiettivo”, inserito tra le infrastrutture prioritarie. Non è stato terminato per insufficiente finanziamento ma in un incontro di pochi giorni fa il governatore uscente e ricandidato Roberto Occhiuto ha ricordato che durante il suo mandato sono stati reperiti 3,8 miliardi per i tratti già progettati da Reggio a Catanzaro (tra cui gli appena 9 chilometri Locri-Ardore) mentre per quelli privi di progetto ha incaricato Anas di redigerlo. «Ora siamo nella condizione, appena ci saranno risorse disponibili nel bilancio dello Stato di investirle nella 106 nel tratto che va fino a Melito Porto Salvo», le sue parole. Un’intenzione che chiunque vinca dovrà ricordarsi di portare avanti. «Appena ci saranno risorse dello Stato disponibili», certo.
Il secondo intervento di capitale importanza per la Locride è l’altra grande incompiuta: la Bovalino-Bagnara. Trasversale quasi ancor più strategica di quella del Torbido: costruirla sarebbe come portare acqua in un deserto. Un territorio completamente isolato, quello della bassa Locride, sarebbe collegato al mondo. Anche su questa strada Occhiuto ha puntato i riflettori, inserendola tra le sue tra le priorità, suddividendo l’onere tra Regione e governo nazionale. «Si tratta – ha detto – di finanziarla con il Fondo di Sviluppo e Coesione: ora vedremo anche lì di capire quanta parte delle risorse possiamo mettere noi e quanta parte possiamo chiedere al governo nazionale». Se non è un libro dei sogni quasi, ma alla speranza non c’è alternativa.
Su queste necessità infrastrutturali, si gioca il futuro della Locride. Ogni altro intervento è un palliativo perché un territorio isolato non attrae investimenti, né opportunità né idee, non permette scambi culturali, tarpa le ali alla partecipazione democratica. In esso attecchiscono e resistono emarginazione, chiusura mentale e arretratezza culturale. In quello che fu il cuore della Magna Grecia, culla del pensiero e della civiltà che illuminò il mondo.

Digital Edition
Dalla Gazzetta del Sud in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano
o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia