
Le ombre delle stragi del 1993, la stagione di sangue voluta da Cosa Nostra per piegare lo Stato, si allungano fino alle più potenti famiglie della ’ndrangheta. A squarciare il velo sui rapporti tra i clan calabresi e l’ala stragista siciliana sono le intercettazioni dell’inchiesta “Res Tauro”, che hanno registrato un dialogo tra Francesco Adornato, finito ai domiciliari, e Giuseppe Ferraro, detenuto. Entrambi ritenuti figure di rilievo della cosca Piromalli, ragionavano sulle scelte strategiche compiute negli anni Novanta dai vertici della criminalità organizzata.
«Pino Piromalli era uno dei più importanti personaggi dell’organizzazione unitaria della ’ndrangheta», spiegava Adornato al suo interlocutore, ricordando come il boss fosse stato chiamato – insieme ad Antonino Pesce, detto Ninu Testuni – a far parte di una “commissione” incaricata di valutare se la ’ndrangheta dovesse aderire o meno al progetto stragista di Totò Riina. In quell’occasione, precisava, «Piromalli non aveva partecipato, aveva delegato in sua vece Nino Testuni».
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