Il tema del viaggio è stata la cifra connotativa dei due set musicali che hanno caratterizzato l’ottava serata del Roccella Jazz Festival 2020, nella cornice del teatro al Castello. Differenti per generi, conduzione e tappe proposte nel tour musicale, ma entrambi ben strutturati, molto godibili e fervidi di inventiva.
Brioso e sui ritmi ballabili della musica nera quello offerto in apertura di serata dai promettenti Karamu Afro Collective, nel cui nome c’è già il richiamo all’atmosfera della “festa” che accompagna ogni loro concerto. Una band nata dalla passione per il ritmo, per l’Africa come “Madre ancestrale” del battere primigenio, per la contaminazione e il mescolarsi dei pensieri, dei colori e delle anime, che si è presentata in versione sestetto a Roccella. A guidarla l’elegante Micol Toudì “frontwoman” italo-congolese dalla voce duttile e tecnicamente ferrata nel canto jazz, ma perfettamente a suo agio anche in altri generi come il soul, il funk e l’hip hop, con un interessante bagaglio di collaborazioni artistiche (tra cui l’Halleluja Gospel Singers diretto da Cheryl Porter) e di riconoscimenti maturato dopo gli studi al Conservatorio Respighi di Latina. A dialogare con lei un gruppo di strumentisti di talento composto da Vito Cardellicchio alle percussioni, Alessandro Trani alla batteria (entrambi protagonisti di applauditi assoli), Alessandro Pollio alle tastiere e synth bass, Valerio Sepe alla chitarra elettrica e Daniel Ventura al sax. Nel loro viaggio sonoro hanno entusiasmato la platea con composizioni proprie e un omaggio a FelaKuti, in un vivace crossover tra afrobeat e world music.
Cambio di rotta e di impostazione nel successivo tour alla scoperta della musica tradizionale sefardita, più intimo e poetico a tratti, ma altrettanto ricco di sfumature armoniche e ritmi. A proporlo il compositore e multifiatista Gabriele Coen, nome tra i più apprezzati del panorama jazz contemporaneo (è attivo da anni sulla scena internazionale, con concerti e lavori discografici, distinguendosi per la sua ricerca sul rapporto tra jazz e musica ebraica in tutte le sue forme), accompagnato da un eccellente quintetto di musicisti noti, come Arnaldo Vacca alle percussioni, Marco Loddo al contrabbasso, Gianluca Massettial piano e il compositore e cantante tunisino Ziad Trabelsi con il suo oud, in veste di “special guest”.
“Sephardic Tinge” il nome del progetto presentato dal sassofonista e clarinettista romano a Roccella, dove è tornato a suonare per la quarta volta. «È un festival a cui sono molto legato perché credo molto nell’idea di un jazz mediterraneo che possa raccontare le storie dei popoli di quest’area”, ha confessato Coen. Proprio l’incontro tra la musica ebraico-spagnola e la tradizione arabo-andalusa, riletto con la lente della moderna improvvisazione jazzistica, è stato al centro del raffinato viaggio offerto da Coen e compagni. Partito dalla Spagna (Sefarad è il termine con cui veniva indicata a Penisola Iberica in lingua ebraica medievale) con il brano “Yo me enamori d’un aire”, il tour tra parole, culture e musica composta anche dallo stesso Coen, ha rispolverato il repertorio popolare dei canti benauguranti per le spose e le partorienti (“Cantigas de novia”), ha fatto tappa in Turchia, in Portogallo con un’antica preghiera (“Bendigamos”), in Andalusia, riservando una sosta alla tradizionale musica araba di cui Ziad Trabelsi, autore di colonne sonore per teatro e cinema si è confermato grande interprete. Convinti e continui gli applausi da parte del pubblico per tutto la durata del set.
Questa sera alle 21.30 gran finale della rassegna con l’arrivo di Brunori Sas sul palco del teatro al Castello di Roccella, tappa già sold out da diversi giorni, a conferma della notorietà, sancita quest’anno anche da autorevoli riconoscimenti, che ormai accompagna il cantautore e compositore cosentino. Con lui suonerà il suo storico gruppo composto da Simona Marrazzo, Mirko Onofrio, Dario Della Rossa, Stefano Amato e Massimo Palermo.
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