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Reggio, quando l’amore per la ricerca va oltre l'età: la storia del genetista al servizio... della vita

La storia del prof. Giovanni Romeo, medico in pensione, che grazie alla rete dei “calabrivagantes” fuori regione, ha messo in piedi una serie di importanti progetti fra cui uno incentrato sull’autismo

Ha dedicato la vita allo studio della medicina, del Dna e delle modificazioni dei geni ossia alle mutazioni che causano malattie. Ha costruito la Scuola europea di Medicina Genetica (www.eurogene.org) ed ha alle spalle circa 400 pubblicazioni scientifiche. La sua formazione in genetica medica l’ha conseguita presso una delle scuole più prestigiose al mondo, la Johns Hopkins di Baltimora.
Nonostante ciò, il professore Giovanni Romeo è sempre “Gianni”, il ragazzo che, appena diciottenne, concluso il liceo classico “Tommaso Campanella” a Reggio Calabria, parte verso Bologna per iscriversi a Medicina.
«Lì, avevo parenti. Mia madre, Assunta Mengozzi – dice emozionato – era di un paese al confine tra Toscana e Romagna. Dopo aver studiato ostetricia, vince il concorso all’ospedale di Melito Porto Salvo. Così emigra al Sud. In questa terra conosce Pasquale, nasce l’amore ed ecco, Graziella, Angela e dopo dieci anni... io».
La morte della mamma segna Giovanni. Gli brillano gli occhi quando la ricorda: «Quel tumore al seno, tardivamente diagnosticato, ha segnato la mia scelta di studiare medicina».
Un ragazzo per nulla calmo Gianni, ma intelligente e buono: «Ero ribelle, criticavo, mi impegnavo nel sociale e nell’Azione cattolica ma nonostante i miei impegni a Reggio sentivo di dover partire».
E così è stato. Entrato in Medicina, all’Università di Bologna, frequenta l’Istituto di Patologia generale con il prof. Giovanni Favilli: «Lì mi sono innamorato della genetica, in particolare delle patologie genetiche dei bambini». Dopo la brillante laurea entra in Pediatria. Nel 1957 “vola” in America perché supera l’ammissione alla pratica medica negli ospedali americani. Si sposa con Isabella, che da allora «mi segue in tutte le mie peregrinazioni». Insieme partono verso la Johns Hopkins di Baltimora, dove, «due grandi genetisti, Victor McKusick e Barton Childs, divennero i miei maestri». Intanto lì nasce Guido e più tardi, in Italia, Francesco. Romeo ritorna in Italia preparato ma senza la “protezione” di un professore universitario italiano. Come capita ai bravi, ha avuto le sue difficoltà accademiche ma da buon calabrese, testa dura e determinato, lavora giorno e notte e negli anni ’80 vince il concorso come professore all’Università di Genova.
Al Gaslini, famoso ospedale pediatrico, cercavano un genetista e lui c’era. Con il suo gruppo di ricerca, Romeo studia le mutazioni di un gene, il RET, e scopre che alcune di esse causano il megacolon congenito. Per cinque anni passa dall’Università al Centro di Ricerca oncologica dell’Organizzazione mondiale della Sanità di Lione. «Mi occupavo delle mutazioni del gene RET che possono causare i tumori della tiroide». È innamorato della ricerca e riesce a fare innamorare molti giovani. Nel 2011 a Montreal, la più prestigiosa società di genetisti, l’American Society of Human Genetics, gli conferisce un importante premio dalla singolare motivazione: “Per il contributo dato nella formazione dei giovani ricercatori e dottorandi in genetica medica e umana”. Tanti i premi ricevuti ma «quello che mi ha regalato una grande emozione è stato il Bergamotto d’Oro perché è della mia terra. C’erano i parenti e gli affetti più cari. Purtroppo mancavano i miei genitori…».
Intanto lo richiamano a Bologna. Serve un esperto di genetica medica e arriva il calabrese. Egli è pronto e parte con l’energia di sempre. Va oltre. Fonda anche lì la genetica medica e organizza un valido gruppo di ricerca che produce ottimi risultati su progetti che egli ha ideato.Romeo è un vero e proprio costruttore di scienza capace di seminarla per il mondo e non da ultimo a Reggio Calabria.Nel 2018, all’Università “Mediterranea” porta i corsi internazionali di genetica medica come già fatto all’Università di Muscat (Oman).Eventi di grande successo perché studiano un gruppo di malattie genetiche molto più frequenti nella Calabria greca che in altre parti d’Italia: le immunodeficienze primarie.
Il tempo passa e il professore va in pensione. Ma uno scienziato non termina mai la sua missione di vita. Non parla solo con i colleghi ma anche con i cittadini. Ed ecco che “inventa” calabrivagantes (www.calabrivagantes.it)
Un sito, dice Romeo, che unisce «i tanti calabresi e non che vivono in Italia e all’estero, desiderosi di condividere le loro conoscenze ed esperienze con i calabresi che vivono e operano nella nostra terra».Servendosi di questa rete dei Calabri Vagantes, Romeo è riuscito a mettere in piedi progetti di formazione per medici e biologi e singolari progetti di ricerca medica e non: «Primo fra tutti quello sull’autismo a cui è stato assegnato dal Ministero dello Sviluppo economico un finanziamento di circa 8 milioni di euro. I principali attori sono il prof. Giovanni Pioggia del Cnr di Messina e la dott.ssa Alessandra Testa del Cnd di Reggio».
«Nell’autismo – specifica il professore – vengono raggruppate centinaia di malattie diverse associate, almeno nel 50% dei casi, a specifiche mutazioni genetiche. Lo scopo del progetto è sviluppare protocolli per diagnosi precoci basate su marcatori comportamentali».
Sul perché alcune patologie genetiche, come le immunodeficienze primarie, sono molto presenti nella Calabria greca, afferma: «La causa, molto probabilmente, è da trovare nell’isolamento genetico come evidenziato per le popolazioni dell’Aspromonte in un lavoro del 2021. Temi che mi stanno a cuore».
La sua passione? Scoprire per servire. Questo è lo scienziato Giovanni Romeo, un ricercatore dall’umiltà disarmante.

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