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Raccogliere “quanto resta della notte” e ricominciare. ManaChuma Teatro a Milano

Un uomo sembra condannato a una vita-non vita, lontano da se stesso prima ancora che dagli altri. Ha dentro di sé, forte quanto inconsapevole come il rimorso che si nega, il bisogno di rinascere. E solo la mamma, prima di chiudere la propria vita, può ridargli la luce. Questo, in estrema sintesi, il tema di “Quanto resta della notte” (un titolo che riecheggia il celebre “Viaggio al termine della notte” di Céline), il monologo teatrale scritto e interpretato da Salvatore Arena, in scena al Pacta Salone. È una produzione di Mana Chuma Teatro, la compagnia che unisce le due sponde dello Stretto con il messinese Arena e il reggino Massimo Barilla (a Milano presente alla consolle) e che ha già al suo attivo molti riconoscimenti, soprattutto con “Come un granello di sabbia”.
Il nuovo monologo percorre in maniera semplice e mai semplicistica i percorsi più autentici della psicoanalisi, archetipica ma non più teoria, piuttosto vita pratica, quotidiana. La storia raccontata da Arena è quella di un viaggio mentale ed emozionale nel suo passato malsepolto, esplicitato dal viaggio reale (per una volta da Sud a Nord e non viceversa) per andare a trovare dopo trent’anni la madre che sta per morire. E lì, nella campagna emiliana, che il protagonista ritrova gli echi di un’infanzia felice e giocosa accanto al fratello minore. Le gioie di quel lontano passato, ripassate davanti alla madre malata e ugualmente accogliente, lo portano alla catarsi. Tutto accade grazie a un dialogo, forse vero ma più probabilmente interiore, con gli avventori di un bar in piena notte. E là che i suoi ricordi diventano nitidi, le accuse (nascoste chissà in quale angolo del suo cuore) si esplicitano: non aveva avuto la forza e il coraggio di aiutare il fratello che stava annegando. Un qualcosa di cui non si era mai perdonato.
Solo in un palco vuoto, con una sedia unico oggetto scenico, Arena conferma la sua abilità di monologante, grazie a un’intensità fuori dal comune nei toni e nei gesti. La capacità di ricostruire le parole degli altri personaggi, con appena una variazione vocale, rende le emozioni progressive del suo protagonista nell’addentrarsi nei segreti di se stesso. Grandi, convinti e meritatissimi applausi.

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